Eliahu Pietruzka pensava che tutta la sua famiglia fosse stata sterminata dai nazisti
Eliahu Pietruzka è scappato dalla Polonia all'inizio della Seconda guerra mondiale. E' fuggito prima nell'Unione Sovietica e poi si è trasferito in Israele. Per anni ha pensato che tutta la sua famiglia fosse stata sterminata in un campo di concentramento nazista. Invece all'età di 102 anni ha scoperto che suo fratello Volf era sopravvissuto all'olocausto e aveva avuto anche un figlio: Alexandre che vive in Russia. Zio e nipote sono così riusciti ad abbracciarsi per la prima volta.
"Sono felicissimo. E' la prova che non è mai troppo tardi. Le persone possono sempre trovare ciò che stanno cercando se ci provano abbastanza intensamente. Io ci sono riuscito", così il 102enne Pietruszka ha commentato l'incontro in Israele con suo nipote volato dalla Russia per vederlo. Quel nipote che lui non immaginava nemmeno di avere perché credeva che nessuno della sua famiglia fosse sopravvissuto ai nazisti.
Era il 1939 e la guerra era appena iniziata quando il 24enne è fuggito da Varsavia per rifugiarsi nell'Unione Sovietica. Poco dopo ha scoperto che i suoi genitori e il suo fratellino Zelig erano stati portati via dal ghetto e mandati in un campo di concentramento. L'altro fratello, Volf, era riuscito a scappare alla deportazione, ma poi era stato mandato in un campo di lavoro in Siberia. E lì Pietruszka credeva che fosse morto. Elihau si è sposato in Russia e poi nel 1949 si è trasferito in Israele.
Qualche settimana fa suo nipote Shakhar Smorodinsky è stato contattato da una sua cugina che vive in Canada e sta lavorando all'albero genealogico della loro famiglia. La cugina gli ha detto che ha trovato una testimonianza online pubblicata da Yad Vashem, l'ente israeliano per la memoria della Shoah, in cui un certo Volf Pietruszka commemorava suo fratello che credeva morto. E' così che il nipote di Pietruszka è riuscito a scoprire che Volf era il fratello di suo nonno ed era morto nel 2011, ma aveva lasciato un figlio Alexandre che ha 66 anni e vive a Magnitogorsk, in Russia.
Alexandre è stato prima contattato da Shakhar tramite Skype e poi ha deciso di volare in Israele per conoscere il fratello del suo defunto padre. Zio e nipote sono così riusciti ad abbracciarsi per la prima volta.“E’ un miracolo. Non ho mai pensato questo potesse accadere”, è così che Alexandre ha commentato l'incontro.
“Mi sento come se stessimo toccando un pezzo di storia” ha detto invece Debbie Berman, il rappresentante della Yad Vashem presente alla riunione. E' solo grazie all'ente che in ebraico significa "un memoriale e un nome" che i due uomini sono riusciti a incontrarsi. La Yad Vashem dal 1954 si occupa di compilare un database online di tutte le vittime dell'Olocausto, per restituire alle vittime i loro nomi evitando che siano rappresentate con semplici numeri.