Dal carcere pachistano in cui è rinchiuso il padre della giovane nega di aver confessato l'omicidio e sottolinea: "Se le cose sono andate così è per il volere di Allah"
Per l'omicidio di Sana Cheema, la giovane uccisa in Pakistan prima di rientrare a Brescia dove viveva, sarebbero indagate anche la mamma e la zia. Nei giorni scorsi erano stati arrestati il padre della ragazza, Mustafa Ghulam Cheema, e il fratello Adnan. Secondo il "Giornale di Brescia" il capo della polizia locale, quando ha riferito della confessione del padre, ha comunicato anche che tra gli indagati ci sono le due donne.
E' lo stesso padre di Sana che, dal carcere pachistano in cui è richiuso, a smentire quanto dichiarato dalla polizia locale. Intervistato da Repubblica, l'uomo ha negato di aver confessato l'omicidio della figlia. "Non è vero che abbiamo confessato. Se il referto dei medici legali dice che Sana aveva l'osso del collo rotto - ha detto - è perché deve aver battuto la testa contro il bordo del letto o il divano". Il padre della giovane ha poi sottolineato che "se le cose sono andate così è per il volere di Allah".
L'uomo ha ammesso che la figlia fosse ormai "più italiana che pachistana" ma, aggiunge, "nessuno le voleva imporre nulla, solo farle capire che il ragazzo che diceva di amare era già promesso sposo di un'altra donna e che non voleva saperne di lei. Mia moglie ha provato a mettere quel ragazzo alle strette: o la sposi o smettete di vedervi, gli aveva detto. E infatti dopo quel colloqui Sana si è convinta a tornare qui al villaggio".