Il nome del prete sgozzato da due jihadisti martedì in Francia si unisce a quello dei religiosi che hanno perso la vita in altre parti del mondo
Dopo i tanti religiosi e sacerdoti uccisi nel mondo, anche l'Europa ha il suo primo martire cristiano. E' Padre Jacques Hamel, il prete barbaramente sgozzato martedì nella chiesa di Saint-Etienne-du-Rouvray, nell'alta Normandia, vicino a Rouen. Ucciso in modo simbolico sull'altare, dopo essersi rifiutato di inginocchiarsi di fronte ai due jihadisti entrati in chiesa armati di coltello nel pieno di una messa.
Il martirio di padre Hamel è stato raccontato da Suor Danielle, una delle religiose prese in ostaggio. "Era ai piedi dell'altare, gli hanno ordinato di mettersi in ginocchio e di non muoversi. Ha tentato di dimenarsi ma ha sentito quello che succedeva, ha capito quello che gli stava per capitare". Un'azione che risponde all'invito lanciato dall'Isis un anno fa ad attaccare le chiese in Europa, ma che si inserisce in un quadro tragico di persecuzioni di cristiani in tutto il mondo.
In particolare in Africa e Asia la violenza jihadista si è scagliata spessissimo contro missionari, sacerdoti e anche studenti cristiani, con gruppi come lo stesso Isis o Al Shabaab protagonisti di stragi efferate e distruzioni di luoghi sacri. Il 2015, in particolare, è stato l'anno nero: secondo la World Watch List 2016 l'anno passato sono stati uccisi 7.100 cristiani, mentre le chiese attaccate sono state oltre 2.400. Centinaia di vittime ogni giorno in un massacro che però non si era ancora manifestato in "casa nostra". I nomi sono tanti, impossibile fare un elenco puntuale. Basti ricordare padre Francois Mourad e padre Frans Van Der Lugt, uccisi da jihadisti in Libano, ma anche padre Paolo Dall'Oglio, rapito a Raqqa e del quale non si hanno notizie dal 2013.
Il martirio di padre Hamel rappresenta un punto di svolta tragico, che riporta indietro di secoli. Una vittima oltremodo simbolica: sacerdote per più 50 anni, che aveva rifiutato di andare in pensione per poter continuare la sua missione di apostolo del Signore. E tra i suoi impegni più sentiti c'era proprio quello di favorire il dialogo con i musulmani, tanto che era un amico fraterno dell'imam Mohammed Karabila, presidente del Consiglio regionale per il culto musulmano dell'Alta Normadia. E dopo la strage di Charlie Hebdo padre Hamel faceva parte di un comitato interconfessionale il cui obiettivo era trovare la via alla convivenza tra diverse religioni.