Accusata di blasfemia

Pakistan, secondo giorno di proteste per l'assoluzione di Asia Bibi

Gli estremisti islamici sono scesi in piazza per manifestare contro la decisione della Corte Suprema. Intere città bloccate

01 Nov 2018 - 13:27

Secondo giorno di proteste in Pakistan dopo l’assoluzione di Asia Bibi, la donna cristiana scagionata dalla Corte Suprema dal reato di blasfemia, per il quale era stata condannata a morte. Dal Punjab, alla provincia di Sindh molte città sono paralizzate dai manifestanti. Gli ospedali sono stati allertati per far fronte alla situazione di emergenza.

Bloccate le strade di Karachi, così come di Taxila e Gujranwala. Chiuse anche le attività commerciali.

Anche la capitale, Islamabad, è bloccata. E in molte città è stato interrotto il segnale dei telefoni cellulari per impedire ai manifestanti di organizzarsi sui social.

Il leader del partito islamista all'attacco su Twitter Gli islamisti radicali continuano a manifestare contro la decisione della Corte Suprema. In queste ore Khadim Hussain Rizvi, leader del Tlp (Tehreek e Labbaik Pakistan), partito politico islamista sunnita radicale, sta protestando di fronte all’assemblea provinciale a Lahore, capitale del Punjab. I manifestanti si sono anche scontrati con gli agenti  fuori dall’ufficio del capo della polizia della città.

 

Su Twitter Hussain Rizvi mette in dubbio la condotta dei giudici: “Se Asia viene giudicata non colpevole nonostante la sua confessione pubblica, effettuata persino in tribunale, e assolta dopo nove anni, questo pone un grande punto interrogativo sulla decisione (della Corte Suprema ndr). – afferma - Significa che c’è qualcosa di marcio nella giustizia o c’è un terzo soggetto che prende le decisioni al suo posto”.

 

I vertici del Tlp hanno invocato la morte del presidente della Corte Suprema Saqib Nisar e per Asif Saeed Khosa e Mazhar Alam Khan Miankhel, i due giudici che hanno emesso la sentenza.

La vicenda Asia Bibi, bracciante agricola del Punjab e madre di quattro figli, è stata denunciata nel 2009 da alcune donne di fede musulmana del suo villaggio. L'accusa a lei rivolta era quella di blasfemia per aver offeso il profeta Maometto durante una discussione. A scatenare la lite un bicchiere dal quale Asia avrebbe bevuto senza averne il permesso in quanto cristiana e quindi impura. Condannata nel 2010 in primo grado alla pena di morte, nel 2014 perde il ricorso davanti all'alta Corte di Lahore, nel Punjab. L'esecuzione capitale è stata fermata dalla Corte Suprema nel 2015 con la presa in esame del caso di Asia Bibi.

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