Speciale È morto Papa Francesco
il patriarca di Gerusalemme è tra i papabili

Lo sgarbo di Netanyahu per la morte di papa Francesco: è una manovra anti-Pizzaballa?

Le condoglianze ritirate e poi inviate tre giorni dopo alla Santa Sede danneggerebbero la corsa del patriarca di Gerusalemme alla successione, duro nei confronti dell'attuale governo e vicino a Gaza

25 Apr 2025 - 09:47
 © Tgcom24

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Quelle condoglianze prima postate e subito cancellate ma inviate ufficialmente in Vaticano tre giorni dopo la morte di Papa Francesco. Tanto è bastato a far scoppiare il caso diplomatico tra Israele e Santa Sede, dopo un lungo periodo di tensioni per le posizioni su Gaza dell'uno e dell'altro fronte. E anche ora, come ieri, sullo sfondo si stagliano due figure da sempre contrapposte. Il primo ministro Benjamin Netanyahu e Pierbattista Pizzaballa, il patriarca di Gerusalemme, da sempre vicino al sentire di Papa Francesco e, dunque, in opposizione al governo israeliano. In mezzo, la tragedia umanitaria di Gaza.

Netanyahu e il piano anti-Pizzaballa

 La linea dettata da Netanyahu è sotto gli occhi di tutti. "La Santa Sede ha relazioni diplomatiche con Israele da 32 anni e l'inusitata reazione alla morte del Papa segna un deterioramento dei rapporti bilaterali" ha commentato l'ex arcivescovo di Monreale Michele Pennisi. "Le condoglianze ritirate risuonano come un'offesa e uno sgarbo al Patriarca e a tutti i cattolici presenti in Palestina", ha aggiunto. 

Questo comportamento sembra, dunque, una mossa per far pesare allo stesso Pizzaballa il suo aperto sostegno al popolo palestinese, sulle orme di Francesco che ha usato il termine genocidio e che telefonava quotidianamente alla parrocchia di Gaza. I funzionari israeliani, d'altronde, non avevano fatto mistero che il motivo del silenzio al lutto da parte di Netanyahu era direttamente collegato alle recenti dichiarazioni del Papa su Israele e sulla guerra a Gaza.
 

Per la cronaca, nel giorno della morte di Francesco, l'unico esponente dello Stato ebraico a esprimere le condoglianze al mondo cattolico era stato il presidente Isaac Herzog, il quale aveva affermato che il ricordo del pontefice "ispirerà atti di gentilezza e speranza per l'umanità". Ma il silenzio di Netanyahu aveva fatto rumore.

Le posizioni di Pizzaballa

 Dal 2 luglio 1999 il bergamasco Pizzaballa è entrato formalmente a servizio della Custodia di Terra Santa e il 24 ottobre 2020 papa Francesco lo ha nominato Patriarca Latino di Gerusalemme. Nel giorno della scomparsa del pontefice, Pizzaballa aveva ricordato l'impegno di Bergoglio per la pace e la "concreta solidarietà del Papa con Gaza", definendola "uno dei simboli del suo pontificato".

"Il Papa - ripeteva l'alto prelato - ha insistito molto su alcuni elementi: l'attenzione ai poveri e agli ultimi, la pace. Basti pensare al legame speciale con la parrocchia a Gaza. Non è una novità nella Chiesa, ma sono stati temi tipici di questo pontificato. Ha messo la pace come questione centrale della vita religiosa, non una delle questioni. Il Papa ha più volte detto che non si può essere credente, non si può avere una relazione con Dio se non si desidera la pace in generale. Poi è stato sempre per il dialogo con le chiese, le culture, pensiamo ad Abu Dhabi, all'enciclica 'Fratelli Tutti' per esempio".

Proseguendo: "Il Papa ha parlato più volte di quanto sta accadendo in Terra Santa, condannando sia il massacro del 7 ottobre che quanto succede a Gaza ai palestinesi. È stato sempre molto chiaro. È stato anche frainteso, anche quando ha inviato una chiamata morale per risolvere la situazione. La guerra si fa non solo con le armi, ma anche con le parole. Il suo pensiero su coloro che soffrono in tutto il mondo è sempre stato chiaro. Francesco ha parlato molto della guerra, in maniera spontanea. Le autorità locali a volte non sono state così felici di quanto detto ma sempre molto rispettose della posizione del Papa. Abbiamo avuto incomprensioni, non personalmente, ma tra la Chiesa e la comunità ebraica. Ma il desiderio del dialogo è ancora lì. Dobbiamo imparare da queste incomprensioni e imparare come evitarle e come migliorare. Il desiderio è quello di avere un dialogo migliore e riprendere al meglio i contatti".
 

Per poi esporsi direttamente: "Al Conclave, come tutti i cardinali, porterò le istanze della terra che rappresento. Per la Chiesa del futuro, dovremo vedere come la penserà il nuovo Papa. Sarà molto importante ascoltare le voci dei cardinali da tutto il mondo, per capire e fare una sintesi generale". Queste le parole del patriarca di Gerusalemme a La Stampa, prima ancora che il suo nome entrasse tra i "papabili".

Da qui lo sgambetto di Netanyahu alla sua corsa al pontificato?

A placare gli animi l'ambasciatore israeliano in Vaticano: grande rispetto per Francesco

 Un tentativo di ricucire è arrivato nella mattinata del 25 aprile. "Da Israele c'è grande rispetto per Papa Francesco, che si opponeva all'antisemitismo", esordisce così l'ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Yaron Sideman, in una intervista a Il Corriere della Sera, negando che il suo Paese sia rimasto in silenzio e che non vi sia rispetto per la figura del Papa scomparso.

"Le esequie di Francesco avvengono di sabato. - fa anche notare, - Per il popolo ebraico un giorno sacro nel quale chi rappresenta ufficialmente lo Stato di Israele non è autorizzato a esercitare alcuna attività. Che io abbia ricevuto istruzioni di partecipare alle esequie dimostra l'importanza e il significato che lo Stato di Israele attribuisce al tributare rispetto e condoglianze al Papa".

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