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Il Pontefice è sbarcato a Kinshasa, prima tappa del suo viaggio nel continente africano: "Questo Paese è un diamante del creato"
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Papa Francesco è sbarcato a Kinshasa, in Congo, prima tappa del suo 40esimo viaggio internazionale, il quarto in un Paese africano. Ad accoglierlo è stato il primo ministro Jean-Michel Sama Lukonde. Nel corso del suo primo discorso presso il Palais de la Nation, il Pontefice ha lanciato un appello: "Giù le mani dalla Repubblica Democratica del Congo, giù le mani dall'Africa! Basta soffocare questo Continente: non è una miniera da sfruttare o un suolo da saccheggiare".
"E' tragico che questi luoghi, e più in generale il Continente africano, soffrano ancora varie forme di sfruttamento. Dopo quello politico, si è scatenato infatti un 'colonialismo economico', altrettanto schiavizzante - ha proseguito il Pontefice -. Così questo Paese, ampiamente depredato, non riesce a beneficiare a sufficienza delle sue immense risorse: si è giunti al paradosso che i frutti della sua terra lo rendono 'straniero' ai suoi abitanti. Il veleno dell'avidità ha reso i suoi diamanti insanguinati".
Nel discorso alle autorità, Francesco ha quindi parlato del "genocidio dimenticato che sta subendo la Repubblica Democratica del Congo". Il presidente Felix Antoine Tshilombo Tshisekedi aveva precedentemente parlato di "terrorismo al servizio degli stranieri" e aveva sottolineato che questo si consuma nel "silenzio della comunità internazionale".
"Il Congo - ha affermato ancora il Pontefice - è davvero un diamante del creato: ma voi, tutti voi, siete infinitamente più preziosi di ogni bene che sorge da questo suolo fecondo. Sono qui ad abbracciarvi e a ricordarvi che avete un valore inestimabile, che la Chiesa e il Papa hanno fiducia in voi, credono nel vostro futuro, in un futuro che sia nelle vostre mani e nel quale meritate di riversare le vostre doti di intelligenza, sagacia e operosità".
Secondo Bergoglio, "tanti hanno chiesto all'Africa impegno e hanno offerto aiuti per contrastare i cambiamenti climatici e il coronavirus. Sono certamente opportunità da cogliere, però c'è soprattutto bisogno di modelli sanitari e sociali che rispondano non solo alle urgenze del momento, ma contribuiscano a una effettiva crescita sociale: di strutture solide e di personale onesto e competente, per superare i gravi problemi che bloccano sul nascere lo sviluppo, come la fame e la malaria".
"Tanti bambini non vanno a scuola: quanti, anziché ricevere una degna istruzione, vengono sfruttati! Troppi muoiono, sottoposti a lavori schiavizzanti nelle miniere - ha detto ancora il Pontefice -. Non si risparmino sforzi per denunciare la piaga del lavoro minorile e porvi fine. Quante ragazze sono emarginate e violate nella loro dignità! I bambini, le fanciulle, i giovani sono la speranza: non permettiamo che venga cancellata, ma coltiviamola con passione".
Martedì mattina Papa Francesco, prima di lasciare Casa Santa Marta e dirigersi all'aeroporto, ha incontrato una decina di migranti e rifugiati dalla Repubblica Democratica del Congo e dal Sud Sudan, i due Paesi che visiterà nei prossimi giorni, accolti e sostenuti, con le loro famiglie, dal Centro Astalli. Con loro era il Prefetto del Dicastero per la Carità, il cardinale Konrad Krajewski.
Prima della partenza, Bergoglio, in un telegramma al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha sottolineato che è "mosso dal vivo desiderio di incontrare i fratelli nella fede e gli abitanti di quelle nazioni", augurando "il bene e la prosperità dell'intero popolo italiano".