Anche i produttori di alimenti vegetariani e vegani potranno utilizzare le parole legate al mondo della carne per identificare i loro prodotti
L'Europarlamento salva il veggie burger. Nessuno degli emendamenti che intendevano limitare l'uso delle denominazioni di carne ai soli prodotti di origine animale è stato approvato. Resta lo status quo, con la possibilità di utilizzare termini come mortadella, salsiccia o hamburger per prodotti con ingredienti integralmente vegetali.
Si era aperto in questi giorni il dibattito tra i sostenitori del mondo carnivoro e quelli dell'universo vegano e vegetariano. Allevatori e agricoltori avevano chiesto al Parlamento Europeo di limitare il lessico legato alla carne ai soli prodotti di origine animale. Una proposta bocciata dall'UE, che ha invece concesso al "veggie burger" e alle bistecche di tofu di continuare a chiamarsi in quel modo.
Secondo un intervento della Coldiretti dei giorni scorsi, la terminologia relativa alla carne rischiava di ingannare il 93% dei consumatori che non seguono un regime alimentare vegetariano o vegano. Al tempo stesso, però, i produttori di questi alimenti riconoscevano a tali denominazioni il potere di dare identità al proprio prodotto. In questo modo, come affermato dall'Unione vegetariana europea, il cittadino ha ben chiara la consistenza e la forma di quell'alimento che va a provare, e che nella maggior parte dei casi è una novità.
I sostenitori della carne facevano forza sulla legge già esistente in Francia che vieta l'uso di nomi come "salsiccia vegetariana" o "burger vegano", ma anche "latte di soia" in quando non latte "vero". Addirittura, Jean-Baptiste Moreu, agricoltore e membro del movimento politico del presidente Macron, nel 2018 aveva definito l'utilizzo di questi termini come parte di una strategia di marketing "ingannevole". Pensiero condiviso anche dal gastronomo Laurent Mariotte.
A pensarla in modo differente è stata la commissione parlamentare europea che ha deciso di bocciare la proposta del mondo carnivoro accettando l'utilizzo delle parole "salame" e "bistecche" anche per i prodotti non di origine animale. Il Parlamento infatti non ha raggiunto la maggioranza né sull'emendamento che limitava i termini relativi ai tagli (come bistecca), né ai preparati (come hamburger). L'emendamento 264, presentato dal Ppe (Partito Popolare Europeo), richiedeva infine di limitare queste denominazioni di vendita a tutti i prodotti alimentari contenenti più del 3% di proteine vegetali.