Libertà religiosa da un lato e non discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale dall’altro: il 5 dicembre il verdetto finale
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Erano entrati nella pasticceria “Masterpiece Cakeshop” di Denver per acquistare la loro torta, quella da tagliare il giorno delle loro nozze. Un acquisto banale, come tanti: mai e poi mai i promessi sposi David Mullins e Charlie Craig avrebbero pensato di finire alla Corte Suprema proprio per quel dolce. Il pasticcere infatti si è rifiutato di vendere loro quel dessert. Secondo i due, il rifiuto sarebbe una discriminazione in base all'orientamento sessuale. La difesa dell'uomo, Jack Philips: ho agito in base alla mia fede. Adesso quella torta divide l'America: a chi darà ragione la Corte Suprema?
La vicenda - “Era il 19 luglio 2012. Ci sedemmo con il proprietario di Masterpiece - racconta Mullins, poeta e musicista 33enne - e lui ci chiese immediatamente per chi fosse la torta. Quando noi, subito, dicemmo che era per noi due, ci informò che non avrebbe preparato una torta per un matrimonio omosessuale. Quello che seguì fu un orribile silenzio pregno di significato, nel quale affondò quello che stava accadendo, e noi ci sentimmo assolutamente mortificati e umiliati”. A quel punto, i due giovani se ne andarono e Mullins - ammette - scoppiò a piangere. “Fu un momento di grande emotività”, dice.
La contesa giudiziaria - La faccenda si sarebbe fermata lì, se non fosse stato per un post pubblicato su Facebook dai due sposi. In quell’occasione, i giovani vennero a sapere che una legge vieta ogni forma di discriminazione per i locali pubblici. Quella fu la spinta per decidere di adire le vie legali. Vinsero nei tribunali statali, ma la contesa procedette su per i gradi di giudizio, fino ad arrivare alle massime assise. Il 5 dicembre arriverà il verdetto finale. “Presentando la denuncia, abbiamo realizzato che non stiamo combattendo solo per noi, ma per tutti coloro che subiscono discriminazione”, sottolinea Craig, designer d’interni di 37 anni.
La torta che divide l’America - Il caso mette in contrapposizione due diritti fondamentali, nonché questioni importanti della società americana: da un lato, la libertà religiosa e dall’altro, la non discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale. Gli avvocati del pasticcere hanno poi deciso di mettere in ballo il Primo Emendamento, che stabilisce la libertà di espressione. La loro difesa? Philips è un artista e, rifiutandosi di fare la torta, ha esercitato la sua libertà espressiva.
A favore del pasticcere si sono mobilitati legali e gruppi di pressione cristiani, nonché alcuni membri del Congresso. E, non a sorpresa, il presidente Usa Donald Trump. Sul fronte opposto, invece, i gruppi per i diritti civili, a partire dal Center for American Progress (“Una decisione a favore del pasticciere potrebbe far tornare indietro le lancette dell’orologio di 50 anni”, avverte) e dall’American Civil Liberties Union (ACLU). “Non è un caso su una torta”, ha spiegato Louise Melling, vicedirettrice legale dell’ACLU. “Questa è una domanda sul fatto che la Costituzione possa o meno sancire il diritto di discriminare. E’ sul fatto se una pasticceria possa mettere in vetrina il cartello: ‘Torte di nozze solo per eterosessuali'”.