Ursula von der Leyen: due armi per "far pagare a Putin il prezzo della sua atroce guerra". Allarme di Assoutenti, che teme un'impennata del costo dei carburanti
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Sul petrolio russo è scattato l'embargo alle importazioni via mare. E intanto, con un'intesa al fotofinish tra i Ventisette dell'Ue, convalidata anche dal G7 e dall'Australia, l'intero Occidente ha serrato i ranghi con il price cap sui prodotti raffinati. Embargo e price cap rappresentano, secondo la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, due armi per "far pagare a Putin il prezzo della sua atroce guerra". L'embargo, secondo Assoutenti, rischia però di determinare nuovi rincari dei carburanti alla pompa con danni sia sul fronte dei costi dei rifornimenti, sia dell'inflazione.
Secondo l'associazione, il calo di "un milione di barili al giorno provenienti dalla Russia" spingerà i Paesi a rifornirsi di benzina e gasolio "presso altri Stati come Cina e Stati Uniti, con conseguenti maggiori costi di trasporto, senza contare le possibili speculazioni legate alla corsa agli accaparramenti". In questo modo, i prezzi dei carburanti "potrebbero toccare in Italia nuovi record, considerato che già oggi sulle autostrade il gasolio in modalità servito è tornato a superare quota 2,5 euro al litro su diverse tratte". E quindi, secondo l'associazione, il rischio di rincari di benzina e gasolio potrebbe essere dietro l'angolo.
Secondo uno studio diffuso da Assoutenti, che ha messo a confronto i dati del 2012 con quelli del 2022, il business dei carburanti ha fruttato in Italia lo scorso anno 9,4 miliardi di euro solo a titolo di "extra-profitti". La quotazione media del secondo semestre del 2012 era pari a 109,85 dollari al barile, scesa a 94,65 dollari di media del 2022 (secondo semestre); nello stesso periodo il cambio euro/dollaro è passato da una media di 1,32 a una media di 1,04, con la conseguenza che in euro un barile di petrolio è aumentato in 10 anni del 9,4%.
Nello stesso arco temporale i prezzi medi dei carburanti alla pompa (senza tasse e imposte) salgono del 23,4% per la benzina (da 0,757 a 0,934 euro/litro) e del 38% per il gasolio (da 0,800 a 1,104 euro/litro). Se si considera anche l'inflazione registrata tra il 2012 e il 2022 in Italia, l'extra-profitto derivante dalla differenza tra i prezzi del petrolio e quelli dei carburanti raggiunge 0,190 euro/litro per la benzina, 0,264 euro/litro per il gasolio. Questo significa che, sulla base dei consumi di carburante registrati in Italia nel 2022, pari a 10.384 miliardi di litri di benzina e 28.526 miliardi di litri di diesel, lo scorso anno grazie alla crescita dei listini alla pompa si sono registrati extra-profitti per 9,39 miliardi di euro: 1,973 miliardi sulla verde, 7,417 miliardi sul gasolio.
Intanto però, in attesa di capire quale sarà il reale effetto dell'embargo sul petrolio russo e del price cap sui derivati, sulla rete italiana prosegue il calo del costo dei carburanti, in particolare per il diesel. Lo rileva Quotidiano energia, spiegando che con le quotazioni internazionali dei prodotti petroliferi ancora in calo alla chiusura di venerdì, sabato Eni ha tagliato di nuovo il prezzo raccomandato del diesel di 1 centesimo. I ribassi decisi dagli operatori in questi giorni si riversano dunque sui prezzi praticati alla pompa, con la media nazionale del diesel self tornata sotto 1,9 euro al litro.
Nel dettaglio, in base all'elaborazione di Qe dei dati comunicati dai gestori all'Osservaprezzi del Mimit aggiornati alle 8 del 5 febbraio, il prezzo medio praticato della benzina in modalità self è 1,876 euro al litro (1,881 il dato precedente). Il prezzo medio praticato del diesel self è 1,898 euro al litro (contro 1,916). Sul servito per la benzina il prezzo medio praticato è 2,016 euro al litro (2,021 il dato precedente). La media del diesel servito è 2,038 euro al litro (contro 2,057). I prezzi praticati del Gpl si posizionano tra 0,794 e 0,823 euro al litro (no logo 0,791). Infine, il prezzo medio del metano auto si colloca tra 1,937 e 2,219 (no logo 2,045).