La casa farmaceutica firma l'accordo con Medicines Patent Pool, organizzazione sostenuta dall'Onu, per la fornitura nei Paesi in via di sviluppo, ma sono ancora molte le preoccupazioni delle Ong
La casa farmaceutica Pfizer ha firmato un accordo con Medicines Patent Pool, organizzazione sostenuta dall'Onu, per consentire ad altre compagnie di produrre la sua pillola sperimentale contro il Covid-19. Ma non mancano i punti contraddittori: l'esclusione di un certo numero di Paesi più poveri e lo sfruttamento della posizione di monopolio, che concederebbe priorità ai contratti più redditizi.
Il nodo cruciale - Pfizer concederà una sublicenza per la pillola all'organizzazione no-profit. L'associazione riceverà la formula per il farmaco e potrà venderla per l'uso in 95 Paesi poveri, principalmente in Africa e in Asia, una volta che i regolatori autorizzeranno il farmaco in quei luoghi. La stessa intesa è stata portata avanti con Merck per la sua pillola antivirale, Molnupiravir, da produrre e vendere a buon mercato in 105 paesi. Ma Paesi come il Brasile, che ha un numero di morti per pandemia molto alto, così come Cuba, Iraq, Libia e Giamaica, non sono rientrati negli accordi e probabilmente dovranno acquistare le pillole direttamente da Pfizer a prezzi più alti rispetto ai produttori generici.
Un altro problema riguarda la produzione delle pillole che per il momento sembra essere piuttosto limitata con l'alto rischio di rimanere senza forniture. La pillola è necessaria nei luoghi in cui poche persone hanno ancora avuto l'opportunità di essere vaccinate e, visto che può essere presa a casa, sarà molto più facile da distribuire rispetto ai trattamenti per via endovenosa.
La denuncia delle Ong - Per quanto riguarda l'approccio con il vaccino, la situazione si fa ancora più calda. La società, così come hanno fatto le altre "concorrenti", ha spedito più di due miliardi di dosi a livello globale, ma ne ha inviate solo 167 milioni ai paesi in via di sviluppo, che ospitano circa quattro miliardi di persone. Non ha fornito a nessun produttore una licenza per realizzare il suo vaccino, per il quale è sulla buona strada per generare entrate per 36 miliardi di dollari quest'anno. Una questione sollevata anche da una ricerca di Oxfam ed Emergency, membri della People's Vaccine Alliance, sulla base dei dati forniti da Pfizer, BioNTech e Moderna . Le aziende produttrici dei due vaccini Covid di maggior successo stanno realizzando profitti per 65 mila dollari al minuto, ossia oltre 1.000 dollari al secondo. Le stesse imprese hanno venduto la maggior parte delle dosi ai Paesi ricchi: Pfizer e BionTech hanno consegnato meno dell'1% delle dosi prodotte ai Paesi a basso reddito, mentre Moderna lo 0.2%. Qui il 98% della popolazione non ha ancora completato il ciclo vaccinale.
L'appello - In occasione del summit dell'Organizzazione mondiale del Commercio, Oxfam ed Emergency chiedono quindi a queste aziende farmaceutiche di sospendere immediatamente i diritti di proprietà intellettuale per i vaccini Covid, test e trattamenti, accettando la proposta di deroga all'accordo Trips, che regola proprio questi diritti, presentata più di un anno fa all'Organizzazione Mondiale del Commercio. Oltre 100 paesi, guidati da Sudafrica e India, con il sostegno degli Stati Uniti, si sono uniti all'appello, iniziativa per altro sostenuta da più di 100 tra premi Nobel, capi di stato e di governo.