A controbilanciare l'effetto sono l'export petrolifero, il calo del tasso di disoccupazione e la tenuta della domanda interna
© Italy Photo Press
Il Pil russo cala ma l'economia di Mosca non crolla con le sanzioni e con il peso della guerra in Ucraina, al contrario di quanto molti avevano ipotizzato. Il prodotto interno lordo russo è infatti atteso in calo del 3,4% e il prossimo del 2,3%, decisamente meno di quanto stimato a luglio quando il Fondo Monetario Internazionale ipotizzò una contrazione del 6% per il 2022 e del 3,5% per il 2023.
"Ci sono vari motivi per cui la recessione russa è meno forte di quanto inizialmente previsto", osserva il Fondo, spiegando come la tenuta dell'economia "riflette la resilienza delle esportazioni petrolifere" diversificate, della domanda interna e del mercato del lavoro, che vanta un tasso di disoccupazione atteso in calo al 4% quest'anno dal 4,8% del 2021. Per il 2023 è pero' previsto un aumento al 4,3%.
"L'economia russa si è contratta del 21,8% durante il secondo trimestre, ma le esportazioni di petrolio hanno tenuto - spiegano gli esperti di Washington -. La domanda interna sta mostrando segnali di stabilità grazie alle misure adottate per contenere gli effetti delle sanzioni sul settore finanziario interno". A contribuire a una recessione meno severa delle attese sono anche la forte presa del governo sull'economia e gli ampi aiuti concessi dalle autorità. Ma anche l'apprezzamento del rublo che ha limitato l'effetto dell'inflazione.
"Detto questo la guerra e le sanzioni stanno avendo un impatto forte sull'economia", mette comunque in evidenza il Fmi, che ha effettuato le sue stime sulla base della sospensione decisa da Mosca delle regole fiscali per rispondere alle sanzioni imposte dopo l'invasione dell'Ucraina. Le proiezioni assumono un aumento delle spese discrezionali di pari entità a quello che sarebbe stato risparmiato se le regole di bilancio non fossero state congelate e un calo delle entrate.