Durante il maxi-processo l'attentatore parla di un'infanzia "impregnata dai valori occidentali", da figlio di immigrati marocchini a Bruxelles
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"Ero un tipo gentile, calmo, servizievole". Queste sono le parole di Salah Abdeslam, intervenuto al maxi-processo parigino sugli attentati del 13 novembre come principale accusato. La corte d'assise speciale esamina questa settimana le personalità dei 14 imputati presenti e Abdeslam, unico superstite dei commando terroristici, e' stato il primo di essi.
L'uomo si è descritto come una persona semplice di 32 anni , dal percorso abbastanza banale, "impregnato dai valori occidentali", prima della sua radicalizzazione e il massacro che ha causato 130 morti. Quel giorno dieci kamikaze attaccarono nelle stesse ore il teatro Bataclan, lo Stade de France, dove si stava giocando un'amichevole tra Francia e Germania, e alcuni bistrot del X e XI arrondissement.
Barba folta, testa rasata, gilet grigio e camicia beige, Abdeslam parla inoltre di un'infanzia "molto semplice" e felice, figlio di immigrati marocchini a Molenbeek, nella città di Bruxelles. Padre conducente di tram, madre casalinga, il quarto di cinque fratelli, dice di aver "fatto la scuola pubblica in Belgio, vivevo come mi avete insegnato a vivere in Occidente". Dall'inizio del processo, colui che si è presentato come un "combattente dello Stato islamico" ha preso la parola diverse volte per giustificare gli attacchi o criticare le sue condizioni di detenzione.
La corte sta mettendo in atto un esercizio delicato: parlare della sua vita senza "sforare sul fondo" del dossier, questione che verrà trattata l'anno prossimo, nel 2022.