Dal 2018 il trattamento sarà aperta a tutte le donne, senza distinzioni di status o orientamento sessuale
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La Francia apre alla procreazione medicalmente assistita anche per lesbiche e single. Il segretario di Stato responsabile per la parità di genere, Marlene Schiappa, ha annunciato che dal 2018 la cosiddetta "Pma" sarà aperta a "tutte le donne", senza distinzioni di status o preferenza sessuale.
Sancito un diritto "universale" - Lo scorso giugno, dopo anni di riflessione, il Comitato Nazionale di Parigi per le Questioni Etiche (Ccne) si è pronunciato in favore della procreazione medicalmente assistita anche per lesbiche e donne single. Per il Ccne la conclusione è chiara: questa tecnica non può essere appannaggio esclusivo delle coppie eterosessuali con problemi di fertilità ma va applicata in modo universale. Il comitato ha invece detto no alla Gpa, il cosiddetto "utero in affitto", che per ora anche in Francia non sembra di attualità.
Comincia l'iter parlamentare - Il parere positivo dei "saggi" apre la strada alla discussione di una legge in Parlamento. "Nulla ci impedisce di legalizzare la Pma per tutte le donne", ha affermato Marlene Schiappa, che precisa: si tratta di "una questione di giustizia sociale", visto che "ci sono donne che non hanno i mezzi per andare all'estero a sottoporsi all'intervento". Quanto al calendario, ha puntualizzato, "saremo sull'anno in arrivo, il 2018, probabilmente con le revisioni della legge di bioetica". Alla domanda se la riforma riguarderà, dunque, tutte le donne, la Schiappa ha risposto: "Non voglio anticipare il dibattito parlamentare, ma in effetti è ciò che intendiamo proporre".
Le reazioni italiane - L'annuncio di Parigi ha suscitato immediate reazioni anche in Italia. "Il modello francese è da imitare anche nel nostro Paese, dove la politica non fa dell'affermazione dei diritti individuali una priorità del proprio agire politico", ha detto il segretario dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica in Europa, Filomena Gallo. "Il Parlamento - ha aggiunto - "farebbe bene a superare gli ultimi divieti della legge 40, invece di azionare ogni strumento per rendere inapplicabili tecniche come l'analisi genetica pre-impianto nei Livelli Essenziali di Assistenza, creando di fatto un discrimine per tutte le coppie che non possono accedere a questa tecnica per mancanza di possibilità economiche e ostacolando la riduzione dei rischi legati a gravidanze a rischio di trasmissione di gravi malattie".