AD AMIENS

Protesta shock in Francia, gli operai sequestrano i manager Goodyear

Rivolta contro l'imminente chiusura della fabbrica ad Amiens, nel Nord del Paese

07 Gen 2014 - 08:04
 © ansa

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I dipendenti dello stabilimento Goodyear di Amiens, nel Nord della Francia, hanno sequestrato due dirigenti in una sala riunioni, e non intendono rilasciarli fino a quando non otterranno garanzie sul loro futuro. In ballo c'è la chiusura della fabbrica. I due sono rinchiusi nella stanza con un gruppo di sindacalisti, mentre diverse porte e corridoi sono bloccati da enormi gomme da trattore.

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Gli pneumatici usati per la protesta sono quelli che il sito produceva prima dello stop temporaneo sancito il 20 dicembre. L'intero gruppo passerà la notte sul posto, in attesa di una riunione d'urgenza fissata per martedì mattina in prefettura, a cui sarà presente anche il numero uno di Goodyear in Francia, Henri Dumortier.

Gli operai, spiega un messaggio pubblicato su Twitter, chiedono "una tavola rotonda con il prefetto e il direttore delle risorse umane su indennità e conseguenze" per gli attuali dipendenti di Amiens, che nelle promesse di Goodyear dovrebbero essere aiutati a trovare una ricollocazione nel settore o ricevere incentivi alla mobilità o al pensionamento anticipato.

Vogliamo "che i dirigenti capiscano che dopo 7 anni di lotta la nostra motivazione è intatta. E' la nostra fabbrica, punto", scrivono gli operai, ribadendo che i due manager "resteranno lì tutto il tempo che ci vorrà" per raggiungere un accordo.

Nel pomeriggio, secondo il resoconto del quotidiano locale Courrier Picard, i vertici dell'azienda avevano formulato una prima lista di proposte, ma i sindacalisti le avevano subito bollate come insufficienti. "Troppo terra terra", aveva sentenziato il delegato Cgt Mickael Wamen, il primo a parlare con la stampa.

Nel frattempo, il gruppo Goodyear ha espresso in un comunicato la propria "condanna" per l'accaduto, richiamando i sindacalisti "al rispetto della legge e alle loro responsabilità" e parlando di iniziativa "sempre condannabile" e "particolarmente inopportuna e controproducente" in una fase tanto delicata.

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