Il leader catalano commenta la revoca decisa dal Parlamento europeo
Carles Puigdemont in una intervista a NewsMediaset commenta la decisione del Parlamento Europeo che ha tolto l’immunità politica per lui e gli altri eurodeputati catalani Toni Comin e Clara Ponsati. “E’ un caso di persecuzione politica” dice l’ex presidente della Catalogna, in esilio in Belgio “aver organizzato un referendum, non è un reato nel codice penale spagnolo”
Onorevole Puigdemont, il Parlamento Europeo ha deciso di revocare l’immunità a lei e agli altri eurodeputati catalani (Toni Comin e Clara Ponsati). Qual è il suo commento?
In primo luogo, ce lo aspettavamo, sapevamo che sarebbe accaduto. C’è stata chiaramente una violazione dello stato di diritto dell’Unione Europea. Ed è molto grave, non solo per la nostra vicenda. Questa la volta la porta è stata chiusa a noi. Ma a chi potrebbe accadere di nuovo domani?
Crede che si tratti di un caso di persecuzione politica?
Assolutamente. E’ evidente. Tutti sappiamo perché siamo perseguiti: per avere organizzato un referendum per l’indipendenza della Catalogna che, in accordo col Codice Penale Spagnolo, non è un crimine, non è un reato. Ora ci affidiamo alla giustizia belga che deciderà se accettare la richiesta di estradizione mossa dalla Spagna contro di noi. Però dopo difenderemo i nostri diritti anche di fronte alla Corte di Giustizia Europea
Lei intende tornare in Spagna, prima o poi? Ora vive in Belgio in esilio e se tornasse in Spagna rischierebbe l’arresto.
A me piacerebbe tornare in Catalogna ma, è importante, in una Catalogna libera. Quando c’è un problema politico e non si risolve politicamente, il problema diventa ancora più grande. E di volta in volta diventa più difficile da gestire. Per questo continuiamo a rivolgerci a chi ha la principale responsabilità, e quindi il governo spagnolo che, una volta per tutte, riconosca che c’è un problema molto grave, di tipo politico. E solo le ricette politiche sono utile per trovare una soluzione.