"Abbiamo chiesto un dialogo franco a Madrid che è stato rifiutato: Psoe e Ppe vogliono utilizzare solo la repressione". "Pronto a farmi 30 anni di galera se il processo sarà equo"
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"Dopo il referendum del 1° ottobre siamo sempre stati pronti al dialogo. Abbiamo chiesto un dialogo franco a Madrid che è stato rifiutato: Psoe e Ppe vogliono utilizzare solo la repressione". Lo ha dichiarato l'ex presidente della Generalitat catalana Carles Puigdemont da Bruxelles, aggiungendo: "All'Europa chiedo che reagisca, deve reagire, non può pagare la gente catalana". "Siamo pronti ad andare in prigione per 30 anni in un processo equo".
"La causa catalana mette in questione i valori su cui si basa l'Europa ed è prezzo troppo caro da fare pagare alla gente", ha sottolineato dichiarato l'ex presidente della Generalitat catalana da Bruxelles. "Rispetteremo risultati di elezioni del 21 dicembre, sono una sfida democratica che noi accettiamo con tutte le forze. Votando si risolvono i problemi, non mettendo in carcere le persone", ha aggiunto Puigdemont.
"Noi non abbiamo mai abbandonato il governo, noi continueremo a lavorare. Non sfuggiremo alla giustizia ma ci confronteremo con la giustizia in modo politico", ha detto ancora.
"La denuncia del procuratore generale spagnolo è la prova di un comportamento bellicoso del governo", ha dichiarato il presidente della Generalitat catalana. "Abbiamo ricevuto la denuncia del procuratore generale, un procuratore che è stato assunto dal governo spagnolo e che conferma quella che è la posizione di Madrid contro la Catalogna. Una denuncia che non è sostenibile giuridicamente e che si riferisce a fatti politici e che persegue idee, persone e non un reato e che chiede per ciascuno di noi 30 anni di prigione. E' un grave deficit democratico di cui si è fatto carico il governo spagnolo" ha concluso.
Puigdemont convocato dalla procura spagnola - Il giudice della Audiencia Nacional, Carmen Lamela, ha convocato l'ex presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, l'ex vicepresidente Oriol Junqueras e i consiglieri indagati per presunta "ribellione" per interrogarli nelle giornate di giovedì 2 e venerdì 3 novembre.