Alla vigilia della sua prima udienza davanti alla camera di consiglio del tribunale di Bruxelles, tutti i riflettori sono puntati sull'europarlamentare greca
Nell'ambito dell'inchiesta sul Qatargate giovedì Eva Kaili, ex vicepresidente del Parlamento europeo, è attesa alla sua prima udienza davanti alla camera di consiglio del tribunale di Bruxelles. Il suo avvocato, l'istrionico Mihalis Dimitrakopoulos, arrivato direttamente dalla Grecia per difenderla, assicura che "Eva Kaili è innocente" e di avere "argomenti legali molto forti" per garantirle la libertà. Argomenti che fanno il paio con le deposizioni del compagno, Francesco Giorgi, che "dopo averla tradita", come accusa il suo legale, cerca di scagionarla addossandosi le colpe e descrivendo agli inquirenti passo a passo la rete di mazzette dell'euroscandalo che continua a scuotere i palazzi comunitari.
Atterrato a Bruxelles su un volo della compagnia di bandiera greca Aegean partito da Atene alle 8:30 di mattina, il legale dei vip del Partenone ha avuto un lungo faccia a faccia - affiancato dall'altro avvocato Andrè Rizopoulos - con l'ex conduttrice tv greca detenuta ormai da undici giorni nel nuovo carcere di Haren, alla periferia nord-orientale della capitale belga. Giorni durante i quali ha potuto vedere soltanto il padre, al quale è stata affidata la figlia di due anni nata dall'unione con Giorgi.
Un colloquio richiesto dalla stessa ex vicepresidente dell'Eurocamera con la motivazione di avere qualcosa di "molto importante" da dire. E quel qualcosa riguarda la sua innocenza e il suo ruolo di madre. I due avvocati greci promettono di "combattere per lei" davanti alla giustizia belga perché Kaili ai loro occhi non è "né una sospetta latitante, né ha la capacità di inquinare le prove": è soltanto una donna che si sente "tradita" dal compagno e "infelice" sapendo che ad attenderla a casa c'è una bambina "orfana". Tutti elementi che inducono "ottimismo" sul pronunciamento dei giudici.
Prima dell'udienza davanti alla camera di consiglio, prevista in mattinata, il duo Dimitrakopoulos-Rizopoulos dovrà comunque visionare le carte della procura. E soprattutto i tre verbali con le dichiarazioni spontanee di Giorgi, considerato dagli inquirenti il factotum dell'anima del gruppo criminale di Antonio Panzeri. Sarebbe stato proprio Giorgi - secondo quanto ricostruito dai media - a raccontare alla polizia federale e poi al giudice istruttore belga Michel Claise che le mazzette del Qatar passavano tramite "l'algerino" dal nome Boudjellal. Per il Marocco invece i soldi arrivavano direttamente in contanti da Abderrahim Atmoun, l'ambasciatore di Rabat in Polonia. Ma Kaili, ha assicurato l'istruttore di vela di Abbiategrasso, pur sapendo dei soldi, "non faceva parte della rete". Per i due avvocati però la politica ellenica è sempre stata all'oscuro di tutto: le ricostruzioni sui giornali italiani, che parlano di una confessione parziale di Kaili, nel giudizio di Dimitrakopoulos "non corrispondono al vero" e la sua assistita non può far altro che "negare tutto". E a negare è anche l'eurodeputato dem Cozzolino, ex collega di Panzeri, che rispedisce al mittente - lo stesso Panzeri - i "sospetti" e le "illazioni" circolate sulla stampa, incaricando i suoi avvocati di presentare al giudice istruttore belga Michel Claise una istanza formale per dichiararsi estraneo ai fatti e per "collaborare all'accertamento della verità".
Una verità che è tuttavia ancora lontana dall'essere chiarita. Mentre la magistratura belga - aiutata da Eurojust - ha chiesto all'Italia di congelare i due conti correnti intestati a Panzeri e alla figlia Silvia, il gruppo dei Socialisti all'Europarlamento ha deciso di sospendere un suo funzionario - a quanto si apprende un consigliere politico non italiano impegnato nella commissione Esteri del Pe - per "colpa grave". E anche la Commissione europea continua a scavare sulle attività dell'ex commissario Dimitris Avrampoulos. Contorni di uno scandalo che, è l'ammissione del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, resta "drammatico e dannoso per la credibilità dell'Ue".
Intanto l'eurodeputato del Pd Andrea Cozzolino, da giorni tirato in ballo sulla stampa per presunte accuse a suo carico, ora chiede di essere sentito rinunciando all'immunità parlamentare. E i vertici Ue, da Roberta Metsola a Charles Michel, invocano un'azione più forte "per contrastare gli attori maligni" che tramano attraverso la corruzione.