Il 25 gennaio del 2016 scompariva in Egitto il ricercatore italiano che sarebbe poi stato ritrovato morto il 3 febbraio. Sulla sua vicenda mancano ancora verità e giustizia
Quattro anni senza verità, quattro anni senza un colpevole. Era il 25 gennaio 2016, giorno del quinto anniversario delle proteste di piazza Tahrir, quando Giulio Regeni spariva in Egitto in circostanze misteriose. Il suo corpo fu ritrovato 9 giorni dopo con evidenti segni di tortura in un fosso alla periferia de Il Cairo, nei pressi di un luogo di prigionia dei servizi segreti egiziani. Quattro anni di indagini, depistaggi e sospetti, quattro anni di dolore per i genitori che non hanno mai smesso di chiedere giustizia. Oggi in molte città italiane si terranno manifestazioni in sua memoria.
A Fiumicello, in provincia di Udine, dove Regeni è nato, viene promossa una fiaccolata alla presenza del presidente della Camera, Roberto Fico, che ha detto: "La verità sull'uccisione di Giulio Regeni è una questione di Stato". Secondo gli inquirenti il giovane sarebbe stato ucciso dopo esser stato segnalato come spia ai servizi segreti egiziani, da un sindacalista degli ambulanti. L'ultima riunione sul caso, la numero 11, si è tenuta la settimana scorsa a Il Cairo dopo il cambio al vertice della Procura generale d'Egitto.
Gli investigatori italiani hanno presentato alla nuova squadra investigativa gli elementi a carico dei cinque agenti egiziani iscritti nel registro degli indagati a Piazzale Clodio e rinnovato le richieste contenute nella rogatoria dello scorso aprile. Ma le indagini sembrano ferme e la famiglia torna a chiedere a gran voce una presa di posizione alle nostre istituzioni.
La mamma: "Grazie di cuore a chi ci sta vicino" - 25 gennaio 2020...4 anni...grazie di cuore a chi ci sta vicino...!!!!". E' quanto scritto da Paola Deffendi, mamma di Giulio Regeni, sul proprio profilo Facebook.