Onu a mosca: non punitela

Russia, ricompare la giornalista anti-Putin: la foto in tribunale | Aveva protestato in diretta Tv: multata e rilasciata

L'irruzione in onda durante il telegiornale, con un cartello: "No alla guerra. Non credete alla propaganda"

16 Mar 2022 - 13:29

La protesta è plateale. Una giornalista ha fatto irruzione nello studio del principale telegiornale russo, mentre era in diretta su Channel 1, la più importante emittente pubblica del paese e quella con più copertura sul territorio. Sbucata alle spalle della conduttrice, Marina Ovsyannikova ha mostrato alle telecamere un cartello eloquente: "No alla guerra. Non credete alla propaganda. Qui vi stanno mentendo".

Dipendente dello stesso telegiornale, la donna è stata arrestata nella notte e interrogata. Dopo oltre dodici ore in cui sembrava scomparsa, è stata pubblicata una foto di lei e del suo avvocato dall'interno del tribunale di Ostankino, dove la donna doveva rispondere dell'accusa di manifestazione non autorizzata. Dopo l'udienza è stata condannata a pagare una multa di 30 mila rubli (circa 255 euro) poi è stata rilasciata.

"Ore terribili senza avvocato" - "Voglio ringraziare tutti per il supporto, amici e colleghi. Sono stati giorni molto duri. Ho passato due giorni senza dormire. Sono stata interrogata per oltre 14 ore", ha raccontato, aggiungendo che le autorità "non mi hanno permesso di entrare in contatto con persone vicine e parenti. Non mi hanno concesso alcun aiuto legale". I suoi avvocati hanno poi spiegato di essere riusciti a incontrare la giornalista dopo diverse ore dal fermo.

© Twitter

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L'Onu a Mosca: "Non punite la giornalista russa anti-guerra" - Le Nazioni Unite avevano chiesto alle autorità russe che la giornalista non venisse punita per aver esercitato il suo diritto alla libertà di parola.

Poco prima della protesta in diretta, la giornalista aveva registrato un video per spiegarne le ragioni: "Quello che sta succedendo ora in Ucraina è un crimine e la Russia è il paese aggressore. La responsabilità di questa aggressione ricade sulla coscienza di un uomo, e quell'uomo è Vladimir Putin. Mio padre è ucraino, mia madre è russa. Non sono mai stati nemici. Questa collana al collo è un simbolo che la Russia deve fermare immediatamente questa guerra fratricida e le nostre nazioni fraterne possono ancora fare la pace".

Poi aveva chiesto scusa: "Sfortunatamente, negli ultimi anni ho lavorato per Channel 1, facendo propaganda per il Cremlino. Ora me ne vergogno molto. Mi vergogno di aver lasciato che le bugie si riversassero fuori dalla televisione. Mi vergogno di aver lasciato che il popolo russo fosse zombificato. Siamo rimasti in silenzio nel 2014, quando tutto ebbe inizio. Non siamo andati alle proteste quando il Cremlino ha avvelenato Navalny. Abbiamo semplicemente osservato in silenzio questo regime antiumano. Ora il mondo intero ci ha voltato le spalle e altre dieci generazioni dei nostri discendenti non potranno lavarsi via dalla vergogna di questa guerra fratricida".

Infine aveva concluso con un messaggio di speranza e di incoraggiamento per il suo popolo: "Solo noi, russi pensanti, possiamo fermare tutta questa follia. Uscite a protestare, non abbiate paura di niente. Non possono metterci tutti in galera".

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