La comandante della Sea Watch si dice delusa dalla Ue: "Dobbiamo integrare i profughi nelle nostre società"
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"Tornerò in mare? Continuo ad essere nella lista di emergenza della Sea Watch e, se mi chiamassero, andrei immediatamente. Sono pronta a salvare altre persone". Lo ha detto Carola Rackete, comandante della Sea Watch 3, intervistata a "Piazza pulita". A giugno Carola Rackete è stata arrestata e poi rilasciata per aver forzato il blocco delle autorità italiane entrando nel porto di Lampedusa.
"Volevamo mantenere fede alla legge internazionale, quindi portare i migranti in un porto sicuro. I porti libici, anche per la commissione Ue, non sono sicuri. Violano i diritti umani costantemente. Molti reportage raccontano abusi e sequestri. Riportare queste persone in Libia avrebbe significato violare la convenzione di Ginevra sui diritti umani. Lampedusa era il porto sicuro più vicino", ha aggiunto alla trasmissione in onda su La7 parlando di quei drammatici giorni in mare.
"Il problema che molte persone ritengono particolarmente spaventoso l'immigrazione, non lo è affatto per noi perché le cifre di persone che riescono a raggiungere Ue sono solo una esigua percentuale. Quello che dobbiamo fare è accettare e integrare queste persone nelle nostre società", ha proseguito.
"Cosa provo pensando ai quei giorni in mare? Ricordo la sensazione di grandissima delusione nei confronti dell'Ue, perché una città tedesca si era disposta a prendere i 52 migranti, ma per dispute tra i ministri non è stato possibile. E' colpa dell'Ue che non evita di prevenire casi del genere", ha risposto.
Salvini? "Io vorrei dire che di professione faccio l'ecologista, sinceramente non mi interesso della politica interna quando il mondo sta andando al collasso" ha replicato Carola Rackete, che ha anche lanciato un attacco all'Europa: "Penso sia colpa dell'Unione europea che in toto non riesce a trovare una soluzione per prevenire casi del genere".
"Dobbiamo affrontare l'argomento delle disuguaglianze internazionali e mondiali - ha detto ancora - della povertà che porta queste persone a lasciare la propria terra per cercare una vita migliore altrove".