Rapite in Siria, parla il papà di Vanessa "Non fate loro del male, volevano il bene"
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Salvatore Marzullo lancia un appello ai rapitori e difende le giovani: "Non sono due ragazzine superficiali. Alcuni commenti mi hanno fatto male"
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"Chi ha fatto Vanessa e Greta prigioniere dovrebbe ricordare cosa erano lì a fare. Volevano il bene e sarebbe un dramma se qualcuno le ripagasse con il male". A 12 giorni dal rapimento in Siria delle due volontarie lombarde, Salvatore Marzullo, il papà di Vanessa, rompe il silenzio: "Ho cercato di convincerla in ogni modo a non partire, ma non potevo impedirglielo". Poi difende le giovani: "Non sono ragazzine superficiali".
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Di Vanessa e Greta non si hanno più notizie dal primo agosto. Erano giunte in Siria pochi giorni prima.
In un'intervista al settimanale Oggi, Marzullo racconta i momenti precedenti la partenza della figlia: "Vanessa è maggiorenne, una ragazza d'oro, brava e responsabile. Con lei ho cercato di ragionare, di convincerla in tutti i modi a non fare quello che aveva in mente. Ma quando ti rendi conto che tutti i tuoi discorsi, i tuoi ragionamenti e alla fine anche tutte le tue preghiere non vengono ascoltate cosa puoi fare? Non potevo impedirle di fare quello che voleva. Ho sbagliato? Dovevo legarla?".
Poi confessa il dispiacere provato nel leggere le tante critiche mosse nei confronti delle due attiviste, fondatrici di Horryaty, progetto di assistenza sanitaria, raccolta fondi, distribuzione di aiuti e sensibilizzazione su quanto sta accadendo in Siria: "Non sono superficiali. Mi ha fatto male in questi giorni leggere e ascoltare commenti di persone che le descrivono così. Vanessa è proprio il contrario", conclude Salvatore Marzullo.