In una risoluzione adottata l'8 marzo, i parlamentari europei si prefiggono di porre fine ai finanziamenti europei e nazionali per i media che promuovono discorsi di incitamento a odio e xenofobia
© Ufficio stampa
I parlamentari europei chiedono ai media di porre fine alla diffusione di narrazioni stigmatizzanti che disumanizzano gli appartenenti a particolari gruppi etnici o razziali, e l’interruzione dei finanziamenti Ue e statali ai media che promuovono discorsi di odio e xenofobia. Inoltre, i parlamentari europei propongono che gli organismi di regolamentazione del settore audiovisivo di tutti i Paesi Ue dispongano del potere di infliggere sanzioni per programmi che promuovono contenuti discriminatori o razzisti.
In particolare, il Parlamento europeo ricorda che i media hanno la responsabilità di riflettere le società in tutta la loro diversità e si rammarica della mancanza di diversità razziale ed etnica in molti strumenti mediatici; invita il settore culturale e dei media a evitare pratiche che perpetuino o rafforzino gli stereotipi negativi riguardo alle minoranze etniche e razziali, e li incoraggia a mostrare i membri di queste comunità in ruoli positivi.
Il Parlamento europeo inoltre invita i pertinenti portatori di interessi ad affrontare la diversità e la rappresentanza in seno alle loro organizzazioni, anche creando una figura responsabile per la diversità e attuando iniziative volte a migliorare l'alfabetizzazione dei professionisti dei media sulle questioni della diversità e dell'inclusività, al fine di rispecchiare meglio la natura indipendente e pluralistica dei loro compiti; accoglie con favore la campagna di comunicazione e di sensibilizzazione della Commissione intesa a promuovere la diversità nel settore audiovisivo sia sullo schermo che fuori dallo schermo; accoglie con favore il fatto che l'Osservatorio europeo dei media digitali sia stato incaricato di combattere la disinformazione e le azioni mosse nei confronti di comunità minoritarie.
L'Europarlamento evidenzia altresì la necessità di fornire ai giovani strumenti analitici e operativi per riconoscere e combattere la diffusione di discorsi di odio online; esorta la Commissione ad assicurare che la definizione di discorso di odio offline o online, e la criminalizzazione dei reati generati dall'odio siano pienamente e correttamente recepite nelle leggi nazionali degli Stati membri, e ad avviare procedure di infrazione ove necessario; accoglie con favore la sesta valutazione del Codice di condotta per lottare contro le forme illegali di incitamento all'odio online e i progressi compiuti nell'eliminare i discorsi di odio online.
Secondo l'Agenzia dell'Ue per i diritti fondamentali, il 45% delle persone di origine nordafricana, il 41% dei rom e il 39% delle persone di origine subsahariana subiscono una discriminazione sulla base del loro background etnico o di immigrazione. Secondo un sondaggio Eurobarometro del 2019, oltre la metà degli europei ritiene che la discriminazione razziale sia diffusa nel loro paese, con "l'essere rom" (61% degli intervistati), “origine etnica" (59%) e "colore della pelle" (59%) come primi tre motivi di discriminazione identificati dai cittadini.
La relatrice Salima Yenbou (Verdi/ALE, FR), relatrice, ha affermato: “Dobbiamo lavorare attivamente contro il razzismo, affinché le nostre figlie e i nostri figli non debbano più chiedersi se hanno un posto nelle nostre società. Dobbiamo conoscere e capire la nostra storia per costruire un futuro migliore. Ecco perché è importante che gli studenti imparino di più sul colonialismo, la schiavitù, il genocidio e tutti i fenomeni che ne derivano". Ha inoltre chiesto di "porre fine ai media che diffondono un linguaggio razzista sui migranti e i rifugiati, e ai contenuti che sono razzisti intenzionalmente o involontariamente”.