In una lettera al giornale inglese The Guardian accusano le università e il governo di fare partnership con un regime autoritario che non garantisce i diritti civili
© ansa
Un gruppo di 200 professori universitari di punta in Gran Bretagna accusa i colleghi che "chiudono un occhio" di fronte agli abusi sui diritti umani in Egitto, sulla scia della vicenda di Giulio Regeni, ex ricercatore a Cambridge, pur di svolgere attività accademica e aprire campus in quel Paese.
I 200 sono autori di una lettera al quotidiano inglese The Guardian, in cui si fa riferimento alle "domande senza risposta" sul rapimento, le torture e l'omicidio del ricercatore friulano, oltre che a questioni più generali, quali la libertà accademica, il trattamento del personale Lgbt, sacrificati in nome di una "commercializzazione" dell'istruzione superiore.
La lettera, ricorda The Guardian, che pubblica una foto di alcuni professori di Cambridge che in una conferenza stampa espongono lo striscione giallo di Amnesty International in italiano "Verità per Giulio Regeni", viene pubblicata mentre il governo conservatore di Theresa May ha promosso una serie di partnership universitarie in Egitto durante una visita in giugno.
"Le università del Regno Unito e il governo britannico stanno promuovendo partnership fra le alte istituzioni dell'istruzione di Regno Unito ed Egitto. Una serie di memoranda of understanding firmati negli ultimi anni hanno gettato le basi affinché le istituzioni britanniche stabiliscano branche di campus internazionali e altri programmi", scrivono i firmatari.
"Abbiamo dubbi sulla saggezza e la legittimità di questa mossa, di fare affari come se niente fosse con un regime autoritario, che sistematicamente attacca la ricerca, l'istruzione e la libertà d'insegnamento", sottolineano i docenti.