confessioni a un amico

Regeni aveva paura, in chat i dubbi sulla sua tutor: "Qui basta poco per sbagliare"

Sul computer del ricercatore conversazioni telematiche con un amico nelle quali si parla anche della prof di Cambridge. La Procura di Roma sta tentando da mesi di sentire Maha Mahfouz Abdel Rahman

04 Nov 2017 - 12:43

    © ansa

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Giulio Regeni temeva che i suoi studi sul campo a Il Cairo potessero metterlo in pericolo ma non voleva tirarsi indietro e fare la figura del vigliacco nei confronti di Maha Mahfouz Abdel Rahman, la tutor che gli commissionò la ricerca sui sindacati e che la Procura di Roma da tempo vorrebbe interrogare. Il ricercatore aveva dubbi sul compito affidatogli dalla sua prof, e li confessa in una chat a un suo amico pubblicata dal Corriere della Sera.

"La mia supervisor me disi: sta tranquillo, basta non far cazzate, ma la verità xe che basta poco" (La mia tutor mi disse: sta tranquillo, basta non far cazzate, ma la verità è che basta poco"). Giulio aveva paura, sapeva di muoversi su un terreno minato, ma diceva di esserne consapevole: "Mi so cosa far e no far, ma no voio crear potenziali problemi" ("So cosa fare e non fare, ma no voglio creare potenziali problemi"). Infine il timore di lasciare una cattiva impressione sulla docente: "Son sicuro che Maha des me vedi come un paraculo" ("Sono sicuro che Maha adesso mi vede come un paraculo"), intendendo forse un vigliaccio, che potrebbe tirarsi indietro.

Queste conversazioni telematiche, scritte in un strano miscuglio di italiano e dialetto triestino, sono alla base della rogatoria con cui si ribadisce la richiesta di interrogare la supervisor di Cambridge. I genitori di Giulio, Paola e Claudio Regeni continuano a sperare che almeno dalla Gran Bretagna possa venire un contributo visto che la prima convocazione formale di Maha Mahfouz Abdel Rahman risale al mattino del 7 giugno 2016, ma da allora nessuna novità. Non condivide Rabab El Mahdi, la tutor di Regeni all'Università americana di Il Cairo: "Giulio era là per un interesse insaziabile di capire e aiutare, non spinto da qualcuno. È un insulto alla sua memoria suggerire il contrario", ha dichiarato al Corsera. E ancora: "Sono andata al funerale in Egitto, la supervisor di Cambridge a quello in Italia. Se avessimo avuto qualcosa da nascondere non lo avremmo fatto".

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