A due anni dalla morte del ricercatore friulano spunta un verbale in lingua araba che racconta i suoi ultimi giorni di vita e proverebbe l' "innocenza" dell'intelligence civile, ma è giallo sulla sua autenticità
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Il 25 gennaio 2016 Giulio Regeni, il ricercatore di Fiumicello, veniva rapito al Cairo per poi essere ritrovato senza vita nove giorni dopo nei pressi di una prigione dei servizi segreti egiziani. Sono due anni che sulla sua morte si brancola nel buio. Ora spunta un documento anonimo che, se autentico, proverebbe che Giulio era stato sequestrato dagli 007 civili e poi consegnato ai militari di Al Sisi: da queste mani sarebbe stato torturato e ucciso.
Il documento, secondo la ricostruzione di Repubblica, è nel fascicolo d'inchiesta della Procura di Roma: è datato 30 gennaio 2016, firmato da tale colonnello Khaled Faouzi, e porta il timbro dell'intelligence civile, la Nsa, che gli investigatori italiani indicano come la struttura che mise sotto osservazione Regeni. Nel verbale viene certificato il trasferimento del prigioniero italiano dal servizio segreto civile a quello militare e Regeni viene indicato come "cittadino italiano, accusato di spionaggio per conto dei servizi informativi esteri britannici e di organizzazione con soggetti terzi ai fini di destabilizzare il paese, provocare disordini pubblici finalizzati alla caduta del governo egiziano in occasione dei festeggiamenti di popolo per il quinto anniversario della gloriosa rivoluzione del gennaio". E fin qui niente di nuovo.
Nel documento, in cui viene anche riportato un "profilo generale della personalità" del ricercatore italiano, c’è l’elenco degli affetti personali trasferiti insieme al prigioniero e tra questi anche un certificato medico di fondamentale importanza. Il testo, con protocollo SAA 1315 del 30.1.2016, è firmato dal colonnello medico direttore generale dell' ospedale Wadi Al Nil con cui si dà atto del buono stato di salute psicofisica del prigioniero e l'assenza di lesioni, tranne una ferita sanguinante di un centimetro con ematoma sulla fronte dovuta all'urto della testa contro il rubinetto dell'acqua durante il bagno del mezzogiorno di lunedì 29 gennaio 2016". Dunque, se fosse autentico, proverebbe che le torture e la morte sarebbero causate dall'intelligence militare sotto il controllo della presidenza di Al Sisi. Un importante passo in avanti nella ricerca della verità.
Verità per la quale la famiglia Regeni continua a battersi senza sosta. In un video, fatto dal regista Marco Bechis, con immagini tratte Garage Olimpo, film drammatico sui desaparecidos argentini, la voce della mamma Paola Deffendi ripercorre quanto è accaduto a suo figlio con un appello a due anni da quello scempio: non dimenticare la violazione dei diritti umani verso Giulio e tante altre persone.