il terzo vertice

Russia e Turchia a Teheran per il destino della Siria | Putin minaccia: "A Idlib si arrendano o sarà un massacro"

07 Set 2018 - 21:27
 © ansa

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Il vertice di Teheran tra Vladimir Putin, il presidente Turco Tayyep Erdogan e l’iraniano Hassan Rohani si è concluso con un nulla di fatto. Gli attori principali della guerra in Siria non hanno trovato il modo di frenare l’offensiva minacciata da Bashar al Assad contro Ildli, ultima roccaforte anti-regime nella Siria nordoccidentale, e l’appello di Erdogan a un cessate il fuoco per convincere i “terroristi” a deporre le armi è caduto nel vuoto.

Erdogan nell'angolo, Putin e Rohani minacciano - Il terzo vertice rappresentava l'ultima chance per cessare il fuoco, ma per Putin e Rohani i militanti dell'Isis e dell'ex Fronte al-Nusra non possono far parte di un processo di pace. "Sarebbe bello", ha risposto seccato Putin, alla proposta di Erdogan di cessare il fuoco, ma i terroristi non siedono a questo tavolo e "noi non possiamo garantire per loro". Putin e Rohani si preparano così a sostenere l'attacco delle forze governative siriane contro Idlib, mentre Erdogan già si dice non disposto a farsi carico dell'ondata di profughi in fuga dal massacro. "La Turchia accoglie già 3,5 milioni di rifugiati – osserva – non ha la forza di accoglierne altri 3,5 milioni". Messo all'angolo, il presidente turco appare il grande deluso del summit. E anche se i leader hanno già promesso di continuare la cooperazione a tre - il prossimo vertice è fissato in Russia - il format di Astana sembra mostrare le prime crepe.

Gli avvertimenti degli Stati Uniti - L'offensiva preparata dai raid di questi giorni potrebbe entrare a pieno regime la prossima settimana, mentre Russia e Stati Uniti continuano a rimpallarsi accuse di possibili provocazioni con attacchi chimici. "Se Assad, la Russia e l'Iran andranno avanti - ha avvisato l'ambasciatrice di Washington alle Nazioni Unite, Nikki Haley - le conseguenze saranno catastrofiche".

L'ultimo tentativo è dell'Onu -  L'ultimo tentativo di mediazione è ora affidato all'inviato dell'Onu per la Siria Staffan de Mistura, che al Consiglio di sicurezza, convocato nelle stesse ore a New York, ha annunciato un incontro lunedì e martedì con i rappresentanti di Mosca, Teheran e Ankara per proporre tra l'altro "corridoi per un'evacuazione volontaria". Un'idea portata al tavolo anche dalla Turchia, in un pacchetto che prevedeva però di continuare a trattare il disarmo dei qaedisti di Tahrir al-Sham (l'ex Fronte al Nusra) - la formazione "terroristica" più forte a Idlib, con circa 10 mila combattenti stimati - e di un'altra decina di gruppi jihadisti.

Appelli alla diplomazia per evitare una catastrofe umanitaria giungono anche da 8 Ong internazionali, secondo cui a pagare il prezzo più alto saranno "i più vulnerabili" degli oltre 3 milioni di civili a Idlib, la meta' dei quali già sfollati da altre zone della Siria.

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