Contrario alla guerra in Ucraina, liberal-riformista e filo-occidentale, il 60enne nato in Uzbekistan è stato escluso dal voto del 15-17 marzo per "difetti e irregolarità" nella raccolta delle firme per la candidatura. Cosa c'è dietro e come funziona il sistema elettorale in Russia
di Maurizio Perriello© Ansa
Alle elezioni presidenziali in Russia non parteciperà il principale rivale dell'"eterno" Vladimir Putin, Boris Nadezhdin. L'oppositore contrario alla guerra in Ucraina, liberal-riformista e filo-occidentale è stato escluso dal voto del 15-17 marzo per "difetti e irregolarità" nella raccolta delle firme per la candidatura. Un cavillo tecnico che non ha sorpreso tanto gli analisti quanto l'opinione pubblica al di qua degli Urali e che mirerebbe a stroncare preventivamente qualunque contestazione sul voto. Nadezhdin ha annunciato il ricorso contro la decisione della Cec (Commissione elettorale centrale), anche se l'esito finale appare più che mai scontato.
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Le istituzioni europee hanno gridato all'ennesima mossa antidemocratica da parte del numero uno del Cremlino, destinato alla solita vittoria schiacciante in quello che sarà il suo quinto mandato da presidente. "Non abbiamo illusioni sull'esito delle elezioni presidenziali in Russia", ha commentato Peter Stano, portavoce per gli Affari Esteri della Commissione Ue. Il caso di Nadezhdin "illustra molto bene l'atmosfera che si respira in Russia al momento. La campagna elettorale avviene in un ambiente altamente controllato in cui le voci indipendenti, sia dei media sia dell'opposizione, vengono costantemente asfaltate".
Ci sono due risposte a questa domanda, una ufficiale e una reale. Quella ufficiale è al solito inattaccabile dal punto di vista legale. La Commissione elettorale centrale russa ha respinto il 15% delle firme raccolte dal partito "Iniziativa civile" di Nadezhdin. La normativa russa prevede che, per registrarsi come candidato, è necessario che le sottoscrizioni verificate contengano non più del 5% di margine di errore. C'è da dire che, nelle scorse settimane, una fonte vicina al Cremlino aveva riferito al giornale online Meduza di escludere che Nadezhdin sarebbe stato ammesso alle presidenziali, vista la sua aperta contrarietà all'invasione dell'Ucraina. Da parte sua la Commissione afferma di aver rispettato semplicemente le regole, adducendo come esempio di presunta rettitudine lo stesso trattamento riservato anche a un altro candidato alle presidenziali: Alexander Malinkovich, il quale avrebbe collezionato 8.979 firme non valide. Anche in questo caso si tratta di oltre il 5% dei difetti accettabili, comportando anche la sua esclusione dalle liste elettorali. Secondo la Cec, Nadezhdin si sarebbe macchiato anche di un'altra condotta scorretta, sostenendo di aver trovato nell'elenco ufficiale anche le firme "truffaldine" di 11 persone decedute. Non solo: il vicepresidente della Commissione elettorale centrale, Nikolai Burlaev, ha affermato che in questa situazione è stata utilizzata la vecchia banca dati degli elettori per falsificare i risultati della raccolta firme.
La seconda risposta gratta la superficie della prima e si addentra nei timori putiniani di un possibile exploit di un oppositore fino a poco tempo fa considerato innocuo, ma che di recente ha catalizzato sempre più il malcontento di ampie fasce della popolazione. Soprattutto nelle cosiddette Repubbliche etniche e periferiche della Federazione, che sono quelle che forniscono la maggior parte dei soldati inviati sul fronte ucraino. Carne da cannone, la chiamavamo tremendamente un secolo fa. Nato nel 1963 in Uzbekistan, Paese dell'ex galassia sovietica, Nadezhdin si era candidato con grande anticipo sulla chiusura delle liste elettorali, passando quasi inosservato dal Cremlino. Uno dei motivi di una tale sottovalutazione della sua pericolosità elettorale è dato dal fatto che Nadezhdin ha sempre rappresentato un "oppositore buono", tranquillo, tollerato. Al punto da essere invitato non di rado nelle trasmissioni televisive vicine al Cremlino, con calcolata e apparente apertura democratica anche a voci che non affermano di voler bombardare Londra o Parigi. L'oppositore ha si è poi però preso tutto il braccio oltre al dito, come dicono quelli bravi. Le dichiarazioni di Nadezhdin hanno cominciato a salire di tono: denuncia di brogli e condotte illecite da parte di oligarchi e politici della galassia putiniana, nonché dei privilegi dei potenti contrapposti alla condizione difficile del popolo, profezie sulla caduta di Vladimir Putin e critiche sempre più feroci della guerra in Ucraina. Il Cremlino se n'è finalmente accorto, scatenandogli contro la nebbia della propaganda. "Il nostro Boris si sta mettendo una nuova maschera, quella di Navalny", ha titolato un giornale di chiara ascendenza putinista. Gli stessi presentatori televisivi che così volentieri lo invitavano in studio, come Vladimir Solovyov, hanno poi attaccato la decisione di Nadezhdin di candidarsi alla presidenza russa.
La Russia è la culla di una delle letterature più raffinate dell'era contemporanea, al di là di qualunque considerazione politica o etica. Facile capire dunque perché il dibattito sulle firme di persone decedute si sia giocato anche sul piano dei riferimenti e delle citazioni culturali. Un dirigente della Commissione elettorale ha chiamato in causa le "anime morte" del romanzo di Nikolai Gogol. "Noi siamo i più vivi tra i viventi", ha risposto l'oppositore, richiamando il verso di un poema scritto dell'altro grande poeta russo Vladimir Majakovksy alla morte di Lenin. In calce alla citazione, Nadezhdin ha aggiunto una frase ironica: "Se qualcuno vede anime morte nelle mie liste, beh, amici, queste domande non sono per me. Sono da fare più a una chiesa o a un esorcista". E qualche ora dopo si è esibito imbracciando la chitarra in una diretta Telegram, dando vita a un piccolo concerto.
Sul suo canale Telegram, Nadezhdin ha scritto che delle 9.209 firme respinte potrebbero essere ripristinate circa 4.500 e mercoledì la Commissione elettorale annuncerà se sarà registrato o meno come candidato. "Ho raccolto più di 200mila firme in tutta la Russia. Abbiamo condotto la raccolta firme apertamente e onestamente e tutto il mondo ha visto le code presso i nostri uffici e punti di raccolta", ha dichiarato l'oppositore di Putin. Appare tuttavia molto difficile che il governo russo permetterà a Nadezhdin di candidarsi, viste la sua manifesta opposizione a una guerra che l'intero sistema di potere putiniano e la Russia profonda considerano "esistenziale". Vietato, dunque, parlarne male, nella maniera più assoluta. Il Cremlino non può però cancellare i video circolati sui social nelle scorse settimane che mostravano centinaia persone che, sfidando il freddo polare, hanno atteso in coda davanti agli uffici elettorali di Nadezhdin a Mosca, San Pietroburgo e in altre grandi città per firmare a sostegno della sua candidatura.
Le regole per l'elettorato passivo in Russia sono diverse dalle nostre. Essendo stato nominato come candidato da un piccolo partito non rappresentato alla Duma, il partito "Iniziativa Civica" di Nadezhdin ha dovuto presentare alla Commissione elettorale 100mila firme a sostegno della propria candidatura, con un paletto decisivo: in ogni singola regione, che sia repubblica autonoma o territorio, non si possono raccogliere più di 2.500 firme. Il 31 gennaio Nadezhdin aveva affermato di averne consegnate 105mila, il massimo che la Commissione può accettare, ma di averne raccolte molte di più (oltre 200mila) già il 26 gennaio.