L'ex presidente, molto vicino a Putin: "Le attuali tensioni tra Stati Uniti e Russia sono più gravi rispetto alla crisi dei missili di Cuba"
L'Ucraina "appartiene alla Russia ed è Russia"; "Finché al potere ci sarà Volodymyr Zelensky non saranno possibili negoziati di pace tra Mosca e Kiev"; "La minaccia nucleare, e la crisi tra Mosca e Washington, sono più gravi che nel 1962" (quando l'Unione Sovietica stava installando a Cuba armi atomiche in grado di fare strage negli Stati Uniti, punto più basso - e pericoloso - della Guerra Fredda): sono queste le ultime dichiarazioni - una più pesante dell'altra - rilasciate da Dmitrij Medvedev, il vicepresidente de Consiglio di sicurezza russo, nonché uno dei più stretti alleati di Vladimir Putin (che lo ha scelto come leader del suo partito, Russia Unita). Medvedev ha anche mostrato una cartina geografica con i nuovi confini (dai lui) ridisegnati: l'Ucraina, come si può vedere, praticamente non esisterebbe più. Gran parte del territorio diventerebbe russo, una parte minoritaria sarebbe polacca, un'altra romena.
L'ultimo messaggio del Cremlino non lascia spazio a interpretazioni: l'Ucraina (nella mente di Putin, o almeno in quella di Medvedev) non esisterà più. Medvedev, solito ad affermazioni particolarmente forti, ha pronunciato un discorso dai toni molto bellicosi nel sud del Paese, parlando su un palco di fronte a una mappa ridisegnata dell'Europa: il territorio ucraino (non solo le regioni già occupate come Crimea e Donbass) è segnato come parte della 'Grande Russia', di cui farebbe parte anche la Trasnistria, l'enclave separatista della Moldavia. "Uno degli ex leader ucraini ha affermato a un certo punto che l'Ucraina non è la Russia", ma "questo concetto deve scomparire per sempre. L'Ucraina è sicuramente Russia", ha detto Medvedev tra gli applausi del pubblico.
"La situazione attuale tra la Russia e gli Stati Uniti è peggiore di quella del 1962 durante la crisi dei missili di Cuba, quando le due superpotenze si avvicinarono pericolosamente a uno scontro nucleare". Medvedev, citato da Ria Novosti, ha nuovamente evocata il rischio di guerra nucleare. "La minaccia principale ora è la minaccia di un conflitto nucleare, non importa quanto banale possa sembrare. E questa minaccia è cento volte peggiore rispetto a quella del 1962 durante la crisi dei missili cubani", ha affermato Medvedev, ricordando che ai tempi la Russia non era in guerra con gli Stati Uniti e che le due parti stavano semplicemente cercando di misurare le proprie capacità. Ora, invece, "stanno combattendo contro di noi. Guardate cosa sta succedendo".
Il numero due del Consiglio di sicurezza russo, infine, ha anche dichiarato che non sono possibili dei negoziati tra Mosca e le attuali autorità ucraine, ma solo con "alcune persone nuove" qualora queste "riconoscano la realtà che si è sviluppata sul terreno". Le forze russe attualmente controllano di fatto un po' meno di un quinto del territorio ucraino.