Secondo il Wall Street Journal l'operazione sarebbe avvenuta sotto la direzione dell'allora capo di stato maggiore ucraino, Valery Zaluzhny, malgrado un dietrofront di Zelensky, che dopo un iniziale sì ci ripensò ed era propenso a cancellarla
© Getty
Il gasdotto Nord Stream è stato fatto saltare in aria da una piccola squadra di sabotatori ucraina in un'operazione inizialmente approvata da Volodymyr Zelensky e poi annullata, ma che è stata comunque portata avanti. Lo riporta il Guardian citando una ricostruzione del Wall Street Journal basata su fonti ucraine. Un portavoce del presidente ucraino ha smentito le affermazioni, sottolinea comunque il media britannico.
Secondo il giornale americano, l'operazione, per la quale è stato spiccato un mandato di cattura nei confronti di un sub ucraino, è avvenuta sotto la direzione dell'allora capo di stato maggiore ucraino, Valery Zaluzhny, malgrado un dietrofront di Zelensky, che dopo un iniziale sì ci ripensò ed era propenso a cancellarla. L'idea di far saltare il gasdotto sottomarino russo, secondo il Wsj, sarebbe emersa nel maggio del 2022, nel corso di una riunione di alto livello di militari, funzionari e imprenditori ucraini, a soli tre mesi dall'inizio dell'invasione russa. Le persone coinvolte direttamente nel sabotaggio furono sei e il costo dell'operazione fu di circa 300mila dollari, finanziati da capitali privati.
La presidenza ucraina ha respinto come "assoluta assurdità" il rapporto sul coinvolgimento di Kiev nel sabotaggio. "Il coinvolgimento dell'Ucraina nelle esplosioni del Nord Stream è un'assoluta assurdità. Non c'era alcun senso pratico in tali azioni per l'Ucraina", ha detto all'Afp l'aiutante presidenziale Mykhailo Podolyak.