Nel mirino Le Pen e Farage, ma ci sono anche dei casi italiani. Lara Comi: "Presi mia madre quando la legge me lo consentiva. Ho sbagliato in buona fede e sto restituendo tutti i soldi"
Hanno abusato sistematicamente dei soldi Ue per la propria attività politica in patria, organizzando a livello centrale delle vere e proprie truffe ai danni di Strasburgo. Sono i grandi partiti euroscettici, finiti al centro delle inchieste per frode ai danni delle casse del Parlamento europeo. Nell'elenco ci sono il Front National di Marine Le Pen, lo Ukip di Nigel Farage e Diritto e giustizia del polacco Jaroslaw Kaczynski. Ma spuntano anche nomi italiani.
I finti assistenti della Le Pen - L'attività di indagine delle autorità europee, scrive Repubblica, si sta concentrando sul Front National di Marine Le Pen e sui contratti degli assistenti dei big del partito come Louis Aliot, compagno della Le Pen, Florian Philippot, suo braccio destro, o del padre, il fondatore del Fn, Jean-Marie.
La moglie di Farage e la badante della madre di Kaczynsk - All'Ukip di Farage è richiesto un rimborso di circa un milione di euro, cifra che include il denaro per i contratti di una serie di assistenti che, pur essendo stipendiati da Strasburgo, lavoravano in patria per il partito. Tra loro anche la moglie di Farage, Kirsten. C'è poi il caso del polacco Jaroslaw Kaczynsk, che usava l'assistente di un suo deputato - anch'essa pagata con soldi Ue - come badante per la madre, poi scomparsa nel 2013.
I nomi italiani - Sul fronte italiano spuntato i nomi di singoli eurodeputati che, in questo caso, avrebbero agito senza un disegno sistemico organizzato dalle proprie forze politiche. Si va dalla deputata di Forza Italia, Lara Comi, che dovrà restituire i 126mila euro percepiti dalla madre, assunta come assistente parlamentare, alle due eurodeputate grilline Daniela Aiuto e Laura Agea. La prima avrebbe richiesto un rimborso di diverse migliaia di euro per delle ricerche, in realtà copiate da Wikipedia; la seconda avrebbe assunto un finto assistente. Ci sono poi un collaboratore del leghista Mario Borghezio, il viceministro Riccardo Nencini e il deputato eletto con il Pd, ora Mdp, Antonio Panzeri.
Lara Comi: "Ho preso mia madre quando la legge lo permetteva e sto restituendo i soldi" - Lara Comi ha diffuso una nota per chiarire la sua posizione. La parlamentare di Forza Italia ha effettivamente dato un incarico fiduciario alla madre, una volta eletta in Parlamento europeo, "come mi era consentito" all'epoca, scrive nel comunicato. Nel 2016 ha scoperto che i regolamenti parlamentari avevano escluso la possibilità di assumere familiari e ha quindi "ritirato l'incarico al commercialista che, seppur in buona fede, aveva commesso l'errore" e sta restituendo i soldi "con una detrazione che ogni mese mi viene prelevata direttamente dallo stipendio". Un fatto già ampiamente chiarito, precisa quindi la Comi.