Il ministro dell'Interno Castaner ribadisce la volontà di continuare a collaborare con l'Italia ma "ciò non toglie nulla alla necessità di combattere l'immigrazione clandestina"
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"La Francia è pronta ad accogliere 10 persone tra quelle sbarcate dalla Sea Watch 3, al pari di altri partner europei che hanno preso simili impegni". Lo afferma il ministro dell'Interno francese Christophe Castaner. "Parigi proseguirà nella sua azione di solidarietà con il popolo italiano", aggiunge Castaner spiegando che "ciò non toglie nulla alla necessità di perseguire in modo concertato i nostri sforzi per combattere l'immigrazione irregolare".
Preso atto dell'approdo della Sea Watch al porto di Lampedusa, "il ministro Castaner rinnova inoltre l'appello ai suoi omologhi europei affinché sia messo in atto un meccanismo permanente di solidarietà che assicuri lo sbarco rapido e in tutta sicurezza, nel porto più vicino, delle persone soccorse in mare, nel quadro di un dispositivo europeo prevedibile, affidabile e rispettoso del diritto internazionale".
Riferendosi, se pur esplicitamente, alla parole del ministro dell'Interno italiano, Matteo Salvini, Castaner ha sottolineato che "la Francia si è presa le sue responsabilità nel Mediterraneo centrale dall'inizio della crisi migratoria ed è falso dire che l'Ue non si sia mostrata solidale con l'Italia in questo contesto".
"Anche il numero dei morti in mare è diminuito - si legge ancora nella nota del ministro francese - ma rimane purtroppo troppo elevato (600 dispersi nel Mediterraneo nel 2019 contro i 5mila del 2016)". "Quasi 13mila rifugiati arrivati in Italia tra il 2016 e il 2017 sono stati accolti da altri Paesi europei, tra cui la Francia, in un periodo in cui l'Italia aveva scelto una stretta cooperazione con i suoi partner europei. Dal 2015, la Francia ha versato all'Italia 951milioni di euro a sostegno della sicurezza e della gestione delle frontiere (435 milioni) e per l'accoglienza, l'immigrazione e l'integrazione (516 milioni di euro).
Castaner ha poi continuato ricordando che "nel momento più grave della crisi, centinaia di dipendenti dell'Ue sono stati inviati sul posto per aiutare le autorità italiane (322 agenti per Frontex, 216 dell'ufficio europeo per i rifugiati Easo, 27 dell' Europol nel 2017). Insieme, abbiamo lavorato a soluzioni per ridurre il numero delle partenze dalla Libia collaborando con i Paesi di origine e di transito oltre che con l'Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr) e l'Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim)". La Francia, da parte sua ha preso un impegno senza precedenti per il ricollocamento di 10mila rifugiati tra il 2017 e il 2019 direttamente dai luoghi di transito, per evitare loro un viaggio che potrebbe mettere in pericolo le loro vite. Quasi 8mila ne sono già arrivati sul nostro territorio. Noi ci siamo all'appuntamento della solidarietà".
Proprio in virtù dei numeri, il ministro ha concluso sottolineando che "ora che la crisi migratoria ha drasticamente diminuito la sua ampiezza, anche grazie al contributo dell'Ue, l'attuale governo italiano fa la scelta di soluzioni non concertate con i suoi partner europei, denunciando una mancanza di solidarietà dell'Europa e dei suoi Stati membri. Ha infatti annunciato una chiusura dei suoi porti in violazione del diritto internazionale del mare, anche se gli sbarchi di persone soccorse in mare sul suo territorio continuano, sia da parte di navi delle Ong che della guardia costiera italiana".
Dura la replica del vicepremier Salvini. "Difendere i confini nazionali non è un diritto ma un dovere - ha detto -. L'Italia non prende lezioni da nessuno e dalla Francia in particolare: Parigi ha chiuso Schengen, era in prima fila per bombardare la Libia, abbandonava immigrati nei boschi italiani".
Lussemburgo all'Italia: "Liberate Carola" - Dalla parte del capitano della Sea Watch, e di conseguenza contro le scelte del governo italiano, si è schierato anche il ministro degli Esteri del Lussemburgo, Jean Asselborn, che ha lanciato un appello al nostro Paese. In un post su Facebook indirizzato all' "amico" e collega Enzo Moavero Milanesi, Asselborn ha scritto che "salvare vite è un dovere e non può mai essere un reato o un crimine. Non farlo, al contrario, lo è". Il ministro ha quindi chiesto aiuto al suo omologo italiano affinché "Carola Rackete sia rimessa in libertà".
Berlino: "Non criminalizzare il soccorso in mare" - Stessa linea per la Germania. "Salvare le vite umane è un dovere umanitario - ha detto il ministro degli Esteri della Germania, Heiko Mass -. Soccorrere vite umane in mare non può essere criminalizzato". Mass ha poi sottolineato che ora "spetta alla giustizia italiana chiarire le accuse".