Il Partito del progresso serbo (Sns, conservatore) del premier Aleksandar Vucic ha stravinto le elezioni politiche. Secondo i dati preliminari, diffuse dal sito online del quotidiano "Blic", il Sns ha ottenuto infatti il 52,1%. Il Partito radicale serbo (Srs) dell'ultranazionalista Vojislav Seselj torna invece alla grande nel parlamento di Belgrado con il 9,9%. I socialisti rimangono infine il secondo partito con l'11,5% dei voti.
Il sogno europeo di Vucic - Vucic, un tempo ultranazionalista e stretto alleato di Milosevic, è ora un riformista che spera di portare la Serbia, un Paese di 7 milioni di abitanti, nell'Ue. Aleksandar Vucic, premier da due anni, ha convocato le elezioni anticipate - le terze in quattro anni- perché vuole sfruttare la sua grande popolarità e consolidare la posizione dominante del suo partito in vista di nuove sfide che richiederanno misure economiche ancora più impopolari. La riforma di un settore pubblico sovradimensionato e la ristrutturazione di grandi imprese statali fanno presagire, infatti, una grande ondata di licenziamenti che potrebbero portare a proteste di massa. Il Paese è candidato all’adesione all’Unione Europea, adesione che Vucic prevede di portare a compimento nel 2020 quando si concluderà il mandato del nuovo governo.
L'ultra destra torna in Parlamento - I risultato del voto hanno confermato quello che in molto si aspettavano: un forte balzo in avanti dell'estrema destra reazionaria, antieuropeista e filorussa. L'assoluzione inaspettata di Vojislav Seselj (61 anni) nei giorni scorsi dalle accuse di crimini di guerra da parte del Tribunale penale dell'Aja (Tpi) ha infatti dato al leader ultranazionalista serbo, autorizzato a tornare in patria nel 2014 per motivi di salute, una forte spinta in termini di popolarità e consensi.