Gli utenti di tutto il mondo e, soprattutto, gli attivisti siriani che si oppongono al regime di Bashar al-Assad, si sono scattati un selfie con un occhio coperto
Karim ha due mesi e ha perso l’occhio sinistro durante i bombardamenti nel Ghouta orientale, vicino a Damasco, in Siria. Bombardamenti che gli hanno portato via anche la mamma. Ora l’immagine del suo volto martoriato è diventata un simbolo in tutto il mondo. Tanto che gli utenti social e, specialmente, gli attivisti siriani che si oppongono al regime di Bashar al-Assad, hanno lanciato la campagna di solidarietà #solidaritywithKarim e #StandwithKarim. Sono migliaia le persone che si sono scattate un selfie coprendosi un occhio in segno di vicinanza al piccolo.
La foto del piccolo - Il primo a scattare una foto al piccolo Karim è stato Amer Almohibany, un fotografo siriano freelance. Lo stesso che poi ha lanciato la campagna di solidarietà. “Il bambino ha due mesi - ha twittato Almohibany - ha perso la sua mamma e un occhio dopo essere stato colpito da un bombardamento dell’artiglieria di Assad, che aveva come obiettivo il popolare mercato di Hamuriyah, nel Ghouta orientale. Questo è uno degli orribili crimini del regime di Assad”. Successivamente, il fotografo è ritornato sul tema, twittando la foto di suo figlio, immortalato mentre si copre un occhio con la mano. “Mio figlio di 3 anni e mezzo è solidale con Karim”, ha scritto Almohibany.
La campagna social - La foto del figlio di Almohibany ha scatenato la campagna social. Dai bambini ai giovani fino agli anziani: tantissimi coloro che hanno pubblicato il loro selfie simbolo. Perfino Matthew Rycroft, ambasciatore del Regno Unito all'Onu, si è unito al coro.
Qussai Nour, un reporter locale che è andato a trovare Karim, ha raccontato che il padre del bimbo è disoccupato e che si sta prendendo cura dei suoi figli. “I dottori del Ghouta stanno cercando di curare il piccolo, ma Karim ha bisogno di specialisti in neurologia, oftalmologia e chirurgia plastica”, ha spiegato Nour.
Ma Karim non è l’unico. Sono centinaia i casi come il suo e “se i bombardamenti non si fermeranno - ha dichiarato Moayed al-Halafi, membro della Syrian Civil Defense - ce ne saranno migliaia”.
Una situazione drammatica - La situazione nella zona del Ghouta orientale - dove abitano circa 400mila persone - è drammatica. L’Unicef ha fatto sapere che 137 bambini devono essere evacuati immediatamente perché hanno bisogno di cure mediche. Secondo quanto hanno riportato le Nazioni Unite, inoltre, approssimativamente 1 bambino su 8 nella zona è malnutrito.