nuova capitolazione

Siria, l'Isis riprende Palmira nonostante l'intervento russo

La conferma arriva dal governatore di Homs. I jihadisti tornano nel sito romano 9 mesi dopo esserne stati scacciati

11 Dic 2016 - 18:43

L'Isis è tornato tra le rovine romane di Palmira, già teatro di alcune delle peggiori atrocità e atti di vandalismo durante una prima occupazione tra il 2015 e il marzo di quest'anno. I raid russi non sono bastati ad impedire alle forze del Califfato di riprendere la città siriana in un'offensiva massiccia e improvvisa che suona come risposta alla catena di sconfitte subite in Siria e in Iraq nell'ultimo anno.

Mentre tutta l'attenzione delle cancellerie internazionali e dell'esercito di Damasco era concentrata sulla tragica battaglia di Aleppo, dove continuano i bombardamenti, i miliziani del Califfato hanno messo insieme una forza di migliaia di uomini che ha sbaragliato la resistenza delle forze lealiste in soli quattro giorni. E ora torna l'incubo per possibili nuove distruzioni di antichi monumenti in quello che è uno dei siti archeologici più importanti del Medio Oriente e patrimonio dell'Umanità dell'Unesco.

Durante la loro prima occupazione i miliziani del Califfo Abu Bakr al Baghdadi avevano demolito l'Arco di Trionfo, i templi di Baal Shamin e di Bel, oltre a radere al suolo una prigione tristemente famosa in cui il regime aveva incarcerato e torturato migliaia di oppositori. I jihadisti avevano inoltre usato il teatro romano per le esecuzioni pubbliche e ucciso l'ottantunenne ex direttore del sito, Khaled al Asaad.

E' stato Talal Barazi, governatore della provincia di Homs, in cui Palmira è situata, a confermare la caduta della città nelle mani dell'Isis. L'esercito siriano, ha detto Barazi parlando alla televisione Al Ikhbariya, si è rischierato fuori dalla città e "sta impiegando tutti i mezzi per impedire ai terroristi di rimanere a Palmira".

I jihadisti si erano impadroniti già sabato di alcuni sobborghi, ma nella notte avevano dovuto indietreggiare sotto i bombardamenti russi. Secondo fonti di Mosca, 64 sono stati i raid effettuati, nei quali sono stati uccisi 300 miliziani dell'Isis. Tuttavia, le forze dello Stato islamico si sono riorganizzate e oggi hanno sferrato il colpo decisivo. La ritirata dell'esercito siriano, ha sottolineato il governatore Barazi, è stata resa inevitabile dalle "forze superiori del nemico".

Il centro russo di monitoraggio sulla Siria ha stimato in 4mila i miliziani che hanno partecipato all'offensiva, provenienti dalle province di Raqqa e Deyr az Zor. Secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus), Al Baghdadi ha inviato anche centinaia di uomini dall'Iraq, nonostante in questo Paese il Califfato debba far fronte da quasi due mesi ad un'offensiva lealista sulla sua roccaforte di Mosul.

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