Ad Astana avviati i colloqui che dovrebbero consolidare la tregua e migliorare le condizioni umanitarie del Paese. Ma il governo accusa i ribelli ("insolenti") e Ankara ("sostiene terroristi")
Aperti ad Astana, in Kazakistan, i negoziati tra i ribelli siriani e il regime di Damasco. A 6 anni dall'inizio della guerra civile nel Paese, gli inviati del presidente Bashar Al Assad, sostenuti da Russia e Iran, e i rappresentanti dei ribelli, appoggiati dalla Turchia, dovrebbero discutere del consolidamento della fragile tregua. Ma il capo della delegazione governativa ha definito "insolente" il discorso di apertura dell'opposizione.
Le accuse di Damasco - I colloqui sono iniziati alle 13 locali (le 8 del mattino in Italia) con un saluto del presidente kazako, Nursultan Nazarbayev, e interventi dei vari partecipanti per procedere poi ai negoziati veri e propri, a porte chiuse. Il capo della delegazione governativa, Bashar Jaafari, appena presa la parola ha definito "insolente" il discorso di apertura tenuto dall'opposizione affermando che essa "sostiene i terroristi". A darne notizia è l'agenzia siriana Sana, controllata dal governo di Damasco. Jafaari ha rivolto pesanti accuse anche alla Turchia: "E' uno Stato che ha violato la sovranità siriana fornsendo assistenza ai gruppi terroristici e impedendo una soluzione pacifica". La distanza tra Damasco e Ankara risulta ancor più evidente dal fatto che prima dell'inizio dei colloqui, la delegazione del governo siriano ha incontrato i rappresentanti di Russia e Iran ma non quelli, appunto, della Turchia.
Il secondo giorno di negoziati includerà colloqui bilaterali e multilaterali tra i partecipanti. Al momento non è chiaro se i rappresentanti del governo siriano e dei ribelli avranno un faccia a faccia, anche se questo è il principale obiettivo.
Cosa chiedono i ribelli - I ribelli cercheranno di rafforzare il cessate il fuoco, iniziato lo scorso 30 dicembre, di trovare nuove garanzie per continuare con l'attuazione della tregua e il miglioramento della situazione umanitaria in tutto il Paese, secondo quanto ha fatto sapere un membro della delegazione dell'opposizione. "Se questi colloqui riusciranno nell'intento di garantire la tregua, migliorare la situazione umanitaria attraverso il sollevamento degli assedi e garantire l'accesso agli aiuti e la liberazione di prigionieri politici, allora avremo un buon terreno comune per avviare i negoziati di Ginevra (il prossimo 8 febbraio) e per cercare la transizione politica", ha commentato la fonte dei ribelli.
Le due delegazioni e l'Onu- Insieme alle due delegazioni e a quelle dei due paesi mediatori partecipano alla conferenza anche l'inviato speciale Onu in Siria, Staffan de Mistura e il viceministro iraniano degli Esteri per gli Affari arabi, Hosein Ansari, che guida la rappresentanza di Teheran. Ieri, l'amministrazione del nuovo presidente americano, Donald Trump, ha annunciato che non invierà una delegazione formale ai colloqui e che l'ambasciatore di Washington in Kazakistan rappresenterà gi Stati Uniti. E' la prima volta che una delegazione dell'opposizione è formata da rappresentanti dei ribelli armati. Secondo l'agenzia Interfax, a capo del gruppo dell'opposizione c'e' Mohammad Alloush, co-leader della fazione Jaysh al-Islam.
La posizione dell'Iran: "Vertice di vitale importanza" - Il vertice in corso è stato definito "di vitale importanza per mantenere la tregua in Siria e per spianare la strada a una soluzione politica della crisi" dal portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Bahram Qasemi. Qasemi ha rimarcato l'importanza dell'azione svolta da Russia, Iran e Turchia per portare al tavolo delle trattative le parti coinvolte nel conflitto siriano, ad esclusione dei gruppi terroristici legati a Isis e al-Nusra. In tal senso ha riferito che iraniani, russi e turchi stanno puntando alla creazione di un maggiore coordinamento che mira, anche per il futuro, a incrementare le possibilità di successo delle trattative".