L'appello del Santo Padre a cessare questa "guerra disumana", mentre la zona piomba nell'orrore dei raid a poche ore dall'approvazione del cessate il fuoco da parte dell'Onu
© -afp
Il regime siriano ha ripreso a bombardare la zona orientale del Ghouta, roccaforte dei ribelli, nonostante la tregua di trenta giorni approvata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu. Il bilancio è di 7 morti e almeno 30 feriti. Lo rende noto l'Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui la periferia di Douma è stata bombardata almeno due volte. Anche il Papa fa un appello "perché cessi subito la violenza in questa guerra disumana".
Il grido del Santo Padre - "Cessi subito la violenza in Siria", è l'esortazione di Francesco per un Paese "in cui la guerra si è intensificata". Il Papa chiede che "sia dato accesso agli aiuti umanitari - cibo e medicine - e siano evacuati i feriti e i malati". All'Angelus, Francesco ha detto: "Questo mese di febbraio è stato uno dei più violenti in sette anni di conflitto: centinaia, migliaia di vittime civili, bambini, donne, anziani; sono stati colpiti gli ospedali; la gente non può procurarsi da mangiare. Tutto questo è disumano".
Ancora violenze nonostante il cessate il fuoco - L'Ong segnala intanto anche "scontri tra le forze del regime il gruppo ribelle di Jaich al-Islam". Il segretario Generale dell'Onu, Antonio Guterres, aveva lanciato un appello a tutte le parti per consentire "l'immediata consegna di scorte umanitarie". Mercoledì scorso, parlando al Consiglio, il capo delle Nazioni Unite aveva definito la situazione nel Ghouta "un inferno in terra".
I due principali gruppi di ribelli che controllano la zona del Ghouta orientale hanno fatto sapere che rispetteranno la tregua. In un comunicato il gruppo islamista Jaich al-Islam si è impegnato "a proteggere i convogli umanitari che entreranno nella zona e si riserva il diritto di rispondere immediatamante a tutte le violazioni commesse" dalle forze del regime. Un altro gruppo ribelle, Faylaq al-Rahmane, si è detto pronto a "rispettare la tregua" e a "facilitare l'ingresso di tutti gli aiuti dell'Onu nel Ghouta orientale", sottolineando il "diritto di legittima difesa e di rispondere a tutte le aggressioni".