nei raid aerei compiuti dal 29 aprile al 9 maggio sono stati colpiti 15 tra ospedali e cliniche mediche, 16 scuole e tre campi profughi
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Sono più di 180mila i civili siriani messi in fuga dall'offensiva governativa e russa contro ribelli jihadisti nella regione di Idlib al confine con quella di Hama. Lo riferisce l'Onu in un comunicato in cui si afferma che nei raid aerei compiuti dal 29 aprile al 9 maggio sono stati colpiti 15 tra ospedali e cliniche mediche, 16 scuole e tre campi profughi. Oltre 120 i civili siriani morti nelle ultime due settimane.
Pesantissimo quindi il bilancio dei raid aerei russi e governativi sulla regione di Idlib e di lanci di artiglieria da parte di miliziani anti-regime nella vicina zona di Hama. Le cifre riferite dall'Onu confermano quanto riferito da fonti mediche e dalla protezione civile delle varie zone colpite dalle violenze tra Hama e Idlib. A riguardo, le fonti umanitarie sul terreno, in contatto anche con l'Onu, precisano che le vittime presenti in località a maggioranza cristiana come nel caso del villaggio di Sekelbiya non sono state uccise in quanto cristiane ma perché la zona si trova in prima linea lungo la zona del fronte di guerra. Le stesse fonti ricordano come la maggioranza dei 120 civili uccisi nelle ultime due settimane è musulmana.
Secondo il comunicato dell'Ufficio Onu per il coordinamento umanitario (Ocha), circa 160 dei 180mila sfollati sono invece fuggiti in altri distretti della regione di Idlib mentre altri sono andati verso la periferia di Aleppo. La zona di Idlib è fuori dal controllo governativo ma è pattugliata da forze militari turche, alleate di fatto di milizie anti-regime obiettivo dell'offensiva di Damasco e Mosca.