A 13 anni dal conflitto

Siria, per l'Onu cresce l'allarme rifugiati: quasi 17 milioni di persone hanno bisogno di aiuto

Attualmente il Paese sta vivendo la crisi di sfollamento più grande al mondo. Solo all'interno dei confini siriani i profughi sono 7,2 milioni. Per l'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati la situazione è preoccupante

08 Ott 2024 - 11:24

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L' Unhcr lancia un allarme per i rifugiati in Siria. La situazione è preoccupante: secondo i dati di marzo 2024 dell'Agenzia Onu per i rifugiati, i profughi interni sono 7,2 milioni. Ben 16,7 milioni le persone che hanno bisogno di assistenza sanitaria nel Paese. Quasi 7,5 milioni di bambini necessitano di aiuti umanitari. Oltre il 90% della popolazione siriana vive in uno stato di povertà. 12,9 milioni di abitanti patiscono l'insicurezza alimentare causata anche dalla profonda recessione economica.

Oltre cinque milioni di rifugiati si trova nei Paesi vicini come la Turchia, il Libano, la Giordania, l'Iraq e l'Egitto. Il 92% di questi ultimi vive in contesti rurali e urbani (che non è sinonimo di successo o stabilità), con solo circa il 5% che vive nei campi profughi. 

La crisi di sfollamento più grande al mondo   L'Unhcr è in prima linea sin dall'inizio della crisi all'interno della Repubblica Araba Siriana che risale al 2011. Come? Fornendo riparo, forniture salvavita, acqua pulita, pasti caldi e assistenza medica alle famiglie costrette a fuggire dalle loro case. Durante l'inverno, l'Agenzia delle Nazioni Unite supporta anche le famiglie vulnerabili fornendo beni di prima necessità dai vestiti, sacchi a pelo, coperte termiche, stufe, combustibile per il riscaldamento e isolamento delle tende, oltre che assistenza in denaro per aiutare i rifugiati siriani a pagare l'affitto e ad acquistare cibo e medicine.

L'attuale escalation in corso a Gaza ha avuto ripercussioni anche sulla Siria. I diversi attacchi nelle aree del Paese hanno causato numerose vittime e altrettanti danni alle infrastrutture civili come l’approvvigionamento idrico, l'elettricità, le scuole e la sanità. Il 42% della popolazione fa affidamento su fonti d’acqua non sicure. I campi presentano condizioni di vita inadeguate nè per i ripari, nè per l’acqua, nè per i viveri e nemmeno per le cure sanitarie e psicologiche. 

Per la prima volta l'Unhcr si trova in una situazione di estrema difficoltà nel fornire assistenza (soprattutto economica a causa dei finanziamenti limitati) per l'inverno ai rifugiati siriani interni al Paese oltre che a quelli negli Stati confinanti. Il supporto nell'ospitalità dei Paesi limitrofi resta un punto fondamentale per rispondere alle esigenze umanitarie e promuovere la resilienza. Nel 2023 sono circa 38.300 i rifugiati che sono tornati in Siria, un calo rispetto ai quasi 51.000 del 2022. Inoltre, l' ottava indagine regionale sulle "percezioni e le intenzioni dei rifugiati siriani sul ritorno in Siria" stima che solo l'1,1% dei rifugiati intende tornare in patria nei successivi dodici mesi. 

Dal 2011 in Siria

 A partire dalla primavera del 2011, in Siria sono cominciate una serie di proteste senza precedenti a favore della democrazia del paese guidato dal presidente Bashar al-Assad dal 2000, figlio di Hafiz al Assad (in carica dal 1971). Le manifestazioni sono state soffocate dalle autorità attraverso l'uso violento delle forze di polizia e militari. Già dal settembre 2011 le milizie ribelli organizzate erano impegnate in combattimenti con le truppe governative. Da qui inizia la crisi dei rifugiati siriani. La guerra civile che ne è nata ha costretto milioni di famiglie a fuggire. Il 70% della popolazione in Siria necessita assistenza umanitaria. 
Verso la fine del 2019 le violenze si sono intensificate soprattutto nella parte nord-ovest del Paese. Nonostante il "cessate il fuoco" a febbraio 2020, i civili uccisi sono centinaia, oltre 850.000 le persone sfollate. 
I terremoti di febbraio 2023 che hanno colpito sia la Turchia che la Siria hanno avuto un notevole impatto sul numero degli sfollati. Le conseguenze di queste catastrofi naturali hanno causato la morte di 5.900 persone e ulteriori feriti, sfollamenti e danni alle infrastrutture che erano già state colpite da anni di conflitto. L'Unhcr stima che circa 5,3 milioni di persone siano state sfollate a causa del terremoto nella sola Siria.  Solo nella Siria nord-occidentale, più di 40.000 persone sono ancora profughe a causa del terremoto e vivono in centri di accoglienza temporanei. A 13 anni di distanza la situazione resta grave: i bisogni umanitari sono ancora elevati, cresce la disparità di genere e i civili vivono in una situazione instabile. 

Le sfide per i rifugiati siriani

 Sono diversi i fronti contro cui gli sfollati siriani stanno facendo i conti: primo fra tutti il loro status di rifugiati, la guerra in Ucraina, il conflitto in Medio Oriente, l'inflazione globale e i terremoti che hanno colpito la Turchia sudorientale e la Siria settentrionale. Povertà e disoccupazione sono estraetemene diffuse nel Paese. Anche per i rifugiati nei vicini paesi ospitanti la situazione economica incide nelle loro vite: oltre il 90% dei profughi siriani dipende dall'assistenza umanitaria per sopravvivere. Il 93% delle famiglie in Giordania è indebitata. Il 90% delle persone siriane ospitate dalla Turchia non riesce a coprire tutte le spese mensili. L'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati e i diversi partner umanitari continuano ad attuare i loro piani di aiuti.

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