Il social network molto usato dai giovani ha annunciato che non sosterrà "le voci che promuovono l'ingiustizia"
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Snapchat, il social network molto usato dai giovani, ha accusato Donald Trump di incitare alla "violenza razziale" e ha annunciato che non promuoverà più i suoi messaggi. Lo ha reso noto un portavoce. "Non andremo ad amplificare le voci che incitano alla violenza razziale e all'ingiustizia facendo loro promozione gratuita sulla piattaforma", ha precisato la società in relazione al caso George Floyd.
Dopo che Twitter, il social preferito del presidente Usa, ha definito "potenzialmente fuorvianti" alcuni messaggi del leader della Casa Bianca che ha a sua volta accusato la piattaforma di intromissione elettorale, la campagna elettorale Usa 2020 era passata su Snapchat. Negli Stati Uniti l'epidemia da coronavirus ha interrotto bruscamente gli sforzi per corteggiare i giovani elettori, costringendo i candidati alla presidenza a correre sul social network.
L'applicazione con 229 milioni di utenti era diventata un nuovo grande campo di battaglia per il duello che opporrà a novembre due settuagenari: il presidente uscente e l'ex vicepresidente Joe Biden. La scelta di Snapchat di censurare i messaggi dell'inquilino della Casa Bianca è un colpo basso per Trump che sperava di intercettare l'endorsement della generazione più giovane. La posta in gioco è infatti molto alta: secondo diversi studi, la Generazione Z (18-23 anni) e i Millennials (24-39 anni) insieme rappresentano oltre il 35% dell'elettorato americano. Giovani per i quali i social network tradizionali, come Facebook e Twitter, sembrano obsoleti.