Alfonso Dastis spiega che il governo non voleva attivare l'articolo 155, ma "la Catalogna ci ha costretto ad agire così"
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"Vogliamo elezioni che possano dare parola al popolo catalano, a tutto il popolo catalano. Un modo per loro stessi di decidere". Lo ha detto il ministro degli Affari esteri spagnolo Alfonso Dastis a Newsmediaset. "Ci auguriamo di vedere un futuro di concordia e di convivenza, come è stato fino ad ora, senza bisogno di separarsi e di avere una frattura sociale come quella che ha creato questo nazionalismo che francamente va contro la tradizione della vita in Catalogna e degli usi democratici", ha aggiunto.
"Il governo di Madrid vuole dialogare e non presentandosi Puigdemont perde un'occasione per spiegare di fronte alla rappresentanza politica quali sono le sue ragioni per un comportamento che a noi ad oggi risulta inspiegabile".
"Noi siamo per il dialogo, Puigdemont no" - "Noi non volevamo attivare l'articolo 155, ma Puigdemont non ci ha lasciato nessuna opportunità, questo articolo non ha come obiettivo la sospensione del governo della Catalogna ma quello di ripristinare la legalità. Utilizzeremo - ha quindi spiegato Dastis - tutte le cautele affinché quelle situazioni non si replichino più anche se, lo ribadisco, se la polizia ha usato violenza è stato per rispondere a delle provocazioni. Il mandato ad agire è arrivato dai giudici e non dal governo".
"Il governo di Madrid vuole dialogare e se alla fine il presidente Puigdemont non viene, credo perda un'occasione per spiegare in sede parlamentare, nella sede della rappresentanza politica della legittimità cittadina. Non avremmo voluto ricorrere all'art. 155 - ha sottolineat ancora una volta il ministro spagnolo - . L'unico responsabile dell'avvio di questo processo è il presidente Puigdemont, è l'attuale governo della Generalitat. Non ci hanno lasciato altra scelta. Questo articolo non pretende di sospendere l'autogoverno catalano, come dicono alcuni, ma di ripristinare la legalità e la stabilità politica. Anche per la Spagna ma principalmente per la Catalogna ed è un'altra prova di come la verità smentisca le fantasie e le bugie del gruppo che sostiene l'indipendenza".
Con indipendenza economia catalana in crisi - "Loro dicevano che con l'indipendenza, l'economia in Catalogna sarebbe prosperata e invece abbiamo visto che il semplice rischio che questa indipendenza si concretizzi sta spingendo tutte queste imprese ad abbandonare la Catalogna, mettendo a rischio i posti di lavoro, l'economia catalana e dopo, è evidente, si ripercuoterà indirettamente sull'economia spagnola".
Referendum autonomia in Italia - Dastis ha analizzato poi il recente referendum in Lombardia e Veneto. "Nel caso italiano, il referendum è stato per ottenere più autogoverno e più autonomia. Nel caso della Catalogna, se si leggono gli articoli dello Statuto, da 9 a 28 mi pare, e si vede il numero di poteri e di competenze che ha la Catalogna, si capisce che è difficile che ne abbiano di più. Credo che ne abbiano anche più dei Lander tedeschi".
Polizia inviata dai giudici, non dal governo - "Noi eserciteremo la massima cautela e la massima moderazione affinché le foto e le immagini dell'1 ottobre non si ripropongano. Le forze dell'ordine hanno dovuto ricorrere alla forza. Non era una violenza deliberata né una loro iniziativa ma per far fronte alla provocazione di quelli che impedivano loro di eseguire un mandato non del governo, ma dei giudici".