"Ho sentito mio figlio piangere, ho cercato di raggiungerlo con il braccio. Pensavo fosse più vicino". In un audio diffuso da El Paìs tutta la disperazione di Josè Rosellò
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E' disperato Josè Rosellò, il papà del piccolo Julen, il bimbo caduto in un pozzo nei dintorni di Malaga, in Spagna, e ritrovato morto dopo giorni di scavi per recuperarlo. "Ho infilato il braccio fino alla spalla, poggiando la testa a terra, ho cercato di raggiungerlo, l'ho sentito piangere. Speravo fosse più vicino", dice oggi. E ammette, distrutto: "Sono arrivato tardi".
"Mi sono precipitato subito, appena ho saputo che mio figlio era caduto nel pozzo - racconta in un audio straziante diffuso da El Pais -. Ho tolto come ho potuto le pietre attorno alla buca, che prima erano state usate per coprirla. Ho cercato di prenderlo. Ho sentito mio figlio piangere".
Julen era con i genitori a Totalàn, vicino a Malaga, per un picnic. Con loro c'era anche una cugina, il fidanzato e la figlia. Il piccolo è caduto nel pozzo, largo 25 centimetri, domenica 13 gennaio alle 14. "In quel momento stavo facendo la legna - racconta Rosellò -, mia moglie era al telefono per avvertire che non sarebbe andata al lavoro. Mi aveva chiesto di controllare Julen, lui si è allontanato, la cugina ha urlato 'il bambino'. Tutti sono corsi verso di lui, ma era tardi".
Da allora la famiglia di Julen ha seguito minuto per minuto i soccorsi, sperando in un miracolo. Che non c'è stato. Julen è stato trovato senza vita. Aveva solo due anni.