Il 22enne fiorentino è stato ucciso nell'agosto 2017 in una discoteca di Llores de Mar. Il papà: "Sono tutti assassini"
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Il pm spagnolo di Blanes ha chiesto il rinvio a giudizio per omicidio volontario solo per il 26enne Rassoul Bissultanov, uno dei tre ceceni coinvolti nel pestaggio che causò la morte del 22enne fiorentino Niccolò Ciatti nell'agosto 2017 in una discoteca di Llores de Mar. Per gli altri è stata chiesta l'archiviazione provvisoria, istituto di diritto spagnolo che consente di rinnovare l'imputazione solo se emergono nuovi elementi durante il processo.
Il pm ha chiesto che sia processato per omicidio volontario aggravato per la maggiore forza fisica e perché Niccolò era ormai a terra indifeso quando gli è stato sferrato l'ultimo calcio mortale proprio da Bissultanov, che non era presente in aula per motivi di sicurezza e ha seguito dal carcere l'udienza. Invece per gli altri due ceceni, Movsar Magomedov e Khabibul Kabatov, il pm non ha ritenuto che ci siano elementi probatori sufficienti per sostenere anche contro di loro l'accusa di omicidio volontario.
L'avvocato difensore di Bissultanov ha difeso il suo assistito dicendo che non ebbe la volontà di uccidere anche perché non conosceva Niccolò e quindi non aveva motivo di colpirlo. Secondo il legale della famiglia Ciatti, avvocato Agnese Usai, "è positivo che il pubblico ministero abbia chiesto il processo per omicidio volontario aggravato a carico di Bissultanov", mentre "per le altre due posizioni evidentemente il pm ha ritenuto che sia necessario esaminare più esattamente la loro responsabilità penale nel processo". "Secondo noi comunque - prosegue l'avvocato Usai -, gli altri due ceceni, soprattutto Magomedov, hanno avuto un comportamento più che attivo nell'aggressione mortale che ha causato il decesso di Niccolò".
"Avevamo due dei ceceni che hanno partecipato all'omicidio di mio figlio a soli 2 metri da noi - ha commentato Luigi Ciatti, il papà di Niccolò, secondo cui tutti e tre i ceceni sono da ritenere colpevoli -. D'impeto avrei voluto alzarmi e andare davanti e urlargli 'siete degli assassini'. Ma mi sono trattenuto nonostante il nostro dolore devastante. Sono degli assassini, non sono dei ragazzi, non avevano nessuna espressione nello sguardo, hanno avuto un comportamento freddo e indifferente. Ho avuto l'impressione di vedere due giovani con soltanto una massa di muscoli e niente altro. Questi sono coloro che hanno ucciso mio figlio".