L'infanta Cristina è accusata assieme al marito Inaki Urdangarin di riciclaggio di fondi pubblici che risalirebbe al 2007 e al 2008
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Cristina di Borbone, sorella del re di Spagna Felipe VI, è stata rinviata a giudizio al termine delle indagini sul caso Noos. La secondogenita di Juan Carlos è accusata di reati fiscali commessi con il marito Inaki Urdangarin nel 2007 e 2008. A dare la notizia è stato il quotidiano "El Pais".
I capi d'accusa - Il giudice spagnolo ha deciso di mantenere per l'infanta Cristina l'accusa di "reati contro il Tesoro e riciclaggio di capitali". Una mossa che apre a un processo inedito nella storia del Paese. Il gip José Castro, del tribunale di Palma di Maiorca, nelle Baleari, ha chiuso l'inchiesta sulle conclusioni che, tra gli altri sospetti, "devono restare accusati Inaki Urdangarin", marito di Cristina, sospettato di corruzione, e la stessa infanta. Una decisione che tuttavia non esclude la possibilità di appello.
Non luogo a procedere per il segretario - Al contrario, per Carlos Garcia Revenga, segretario privato di Cristina e di sua sorella maggiore Elena, si è stabilito il non luogo a procedere. Revenga, uno dei pochissimi a dare del tu alle infante, aveva dovuto spiegare il proprio ruolo nell'istituto Noos, società di mecenati presieduta da Urdangarin dal 2004 al 2006. Il giudice sospetta che il Noos abbia consentito la sottrazione di circa 6 milioni di euro di fondi pubblici.
Il colpo all'immagine del re - Qualunque sarà l'esito del processo, tuttavia, la vicenda potrebbe avere conseguenze imprevedibili per l'immagine di Felipe VI, divenuto re pochi giorni fa, e che ha promesso di tenere una condotta "onesta e trasparente". Da due anni e mezzo, da quando cioè si trovano al centro dello scandalo che ha fatto precipitare la popolarità della corona spagnola, Cristina e suo marito non partecipano alle attività ufficiali della famiglia reale. Non c'erano neppure il 19 giugno alla cerimonia di incoronazione di Felipe.