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India, 30 anni fa il disastro di Bhopal

Una cisterna piena di pesticidi creò una nube tossica micidiale: 5.300 persone restarono uccise. Ma le vittime continuano ancora oggi

03 Dic 2014 - 12:43
 © dal-web

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Sono passati trent'anni dal disastro ambientale di Bhopal, in India, quando, nella notte tra il 2 e il 3 dicembre 1984, 40 tonnellate di isocianato di metile fuoriuscirono da una cisterna dello stabilimento di pesticidi della multinazionale americana Union Carbide.

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Un nube di gas tossici sovrastò la città indiana causando la morte di 5.300 persone, tra lavoratori e residenti.
Alla stima del governo del Madhya Pradesh si aggiunge però quella degli attivisti che invece parlano di oltre 25mila morti.
Ancora oggi, a distanza di trent'anni, quell'incidente continua a causare decessi, oltre alla presenza di un altissimo tasso di malformazioni congenite diagnosticate ai neonati.
Secondo le associazioni per i diritti umani locali infatti sarebbero ancora centinaia le tonnellate di rifiuti tossici illegalmente stoccati sotto terra, nonostante le promesse del governo di bonifica della zona.
Nel giugno del 2010 il tribunale di Bhopal ha emesso una sentenza di colpevolezza per omicidio colposo per grave negligenza nei confronti di otto ex-dirigenti della Union Carbide.
I condannati sono stati però scarcerati dietro una cauzione inferiore ai 500 dollari e hanno fatto ricorso in appello, suscitando le proteste dei parenti delle vittime e delle associazioni.
L'anniversario del terribile disastro sarà ricordato con una serie di eventi e con un nuovo film, "Bhopal: A Prayer for Rain" del regista Ravi Kumar, che esce venerdì nelle sale indiane dopo essere stato presentato un mese fa a New York.

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