E' stato il primo grande conflitto "totale" a essere immortalato in fotografia e una fondamentale premessa che ha portato alla seconda guerra d'indipendenza
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La Guerra Mondiale Zero. C'è chi ha definito così la Guerra di Crimea, il brutale conflitto che vide, tra il 1853 e il 1856, l'Impero russo opposto a un fronte alleato composto da Impero ottomano, Francia, Gran Bretagna e Regno di Sardegna. Quest'ultimo non era ancora l'Italia che conosciamo noi, ma proprio la guerra combattuta (per la maggior parte) nella penisola russa sul Mar Nero rappresentò una tappa fondamentale verso la tanto sudata Unità del Paese, raggiunta qualche anno dopo con la proclamazione del Regno d'Italia. La Guerra di Crimea è stata inoltre la prima grande guerra a essere immortalata in fotografia.
Una raccolta di immagini spettacolari mostra i paesaggi e gli eserciti di quello che può essere considerato il primo conflitto "totale" contemporaneo. Conserviamo poca memoria, oggi, della più grande guerra della storia fino a quel momento. A determinare i destini degli eserciti (e, di conseguenza, delle nazioni coinvolte) furono molti degli elementi che avrebbero caratterizzato le due guerre mondiali del XX secolo (il ruolo strategico della propaganda, la "corsa" ai combustibili fossili, la "russofobia").
L'inizio del conflitto - In campo scesero tutte le grandi potenze militari dell'epoca, per un totale di quasi due milioni di combattenti mobilitati e una perdita di vite umane compresa tra 500mila e un milione. Una guerra mondiale, totale, per l'appunto. Che ci riguarda da molto vicino. L'alleanza diplomatica tra Francia e Austria, che aveva preso forma nei mesi iniziali della guerra, lasciò profondamente preoccupato Camillo Benso Conte di Cavour. Il presidente del Consiglio del Regno di Sardegna contava proprio sull'aiuto di Napoleone III per l'espansione "italiana" nella Pianura padana ai danni dei territori asburgici.
L'intervento "italiano" - Francia e Inghilterra, però, avevano rassicurato Vienna sul fatto che non avrebbero consentito alcun colpo di mano dell'esercito sardo in Lombardia mentre le truppe austriache erano occupate in Valacchia e Moldavia. Per rompere questo pericoloso asse diplomatico e per presentare la questione italiana in un consesso internazionale vantaggioso, Cavour decise di entrare direttamente in guerra al fianco degli alleati, nonostante lo sfavore dell'opinione pubblica contraria a un'iniziativa militare completamente estranea agli interessi sabaudi.
Si va in guerra - Il corpo di spedizione di bersaglieri inviati dal governo di Torino approdò in Crimea nel maggio 1855. Alla sua guida il generale Alfonso La Marmora. Con lui c'era anche il fratello Alessandro, generale e fondatore dei bersaglieri. Il conflitto era scoppiato per il controllo e la gestione dei luoghi santi della cristianità in Palestina, parte dell'Impero Ottomano, ma finì col rivelare ben presto il suo carattere di lotta per l'egemonia territoriale e politica. La battaglia decisiva fu quella di Sebastopoli. La caduta della principale base navale russa del Mar Nero spianò la strada alla vittoria alleata.
La pace e la vittoria italiana - Allo zar Alessandro II non restò altro che la resa. La questione centrale che aveva determinato il conflitto, cioè l'agibilità del Mar Nero, venne risolta rendendo lo specchio d'acqua neutrale. Il Regno di Sardegna, pur non guadagnando ovviamente alcun territorio, ottenne proprio ciò che voleva: un significativo vantaggio politico e diplomatico. L'invio del contingente sardo a Sebastopoli si rivelò cruciale nella tessitura delle relazioni diplomatiche con la Francia imperiale, aprendo la strada a un'alleanza che si sarebbe rivelata determinante per la seconda guerra d'indipendenza. E, dunque, anche per la formazione del Regno d'Italia.