"Non viveva in un mondo reale", spiega il medico di Bouhlel al Nyt, "soffriva di alterazioni della realtà e di disturbi comportamentali"
I genitori di Mohamed Bouhlel, l'autista killer di Nizza, erano talmente spaventati per la violenza del figlio che lo mandarono via di casa quando aveva 16 anni. Lo scrive il New York Times aggiungendo che disperati, a 19, lo trascinarono dal dottor Hamouda Chemceddine che diagnosticò un inizio di psicosi e gli prescisse una cura a base di psicofarmaci.
"Non viveva in un mondo reale", ribadisce Chemceddine, in un'intervista al Nyt. Quando lo visitò, nel 2004, Bouhlel soffriva di alterazioni della realtà e di disturbi comportamentali. Gli aveva prescritto dei farmaci, ma lui non si era più presentato agli appuntamenti successivi. "C'era un inizio di psicosi", precisa il dottore al giornale americano.