L'ANALISI DEL FONDATORE DI WIKILEAKS

Assange: "La strage a Charlie Hebdo colpa dell'incompetenza degli 007"

Per il fondatore di WikiLeaks, terroristi "scalcinati" come quelli che hanno terrorizzato per due giorni la Francia non avrebbero potuto agire indisturbati se i Servizi segreti avessero fatto il loro lavoro

11 Gen 2015 - 09:36
 © ansa

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La colpa della strage alla redazione di Charlie Hebdo è dei servizi segreti francesi. Ne è convinto Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks che da tempo, per sfuggire alle polizie di mezzo mondo, è rifugiato all'ambasciata ecuadoregna di Londra. Secondo Assange l'"incompetenza" degli 007 transalpini ha consentito a "terroristi scalcinati" di compiere un massacro. Si tratta di "un tale fallimento dell'intelligence, che bisogna porsi qualche domanda".

In un articolo ritwittato dall'account di WikiLeaks, Assange replica al giornalista britannico Max Hastings, secondo il quale la responsabilità degli attentati è di Assange e Snowden, che con le loro azioni hanno indebolito l'intelligence occidentale comunicando al mondo, e quindi anche agli jihadisti, l'estensione e le modalità di utilizzo della sorveglianza elettronica.

Assange risponde sottolineando come invece sia la segretezza a "provocare corruzione e incompetenza, e i servizi segreti francesi non fanno eccezione a questa regola. Ora i francesi cercano di presentare i killer come super-cattivi per nascondere la propria incompetenza. La realtà è che gli assassini di Charlie Hebdo erano dei principianti senza speranza, che hanno fatto un incidente con l'auto, lasciato le loro carte d'identità, si sono coordinati via telefono e alla fine sono morti. Perdere una dozzina di persone per mano loro è imperdonabile".

Il fondatore di WikiLeaks spiega come uccidere un numero di persone a doppia cifra non è "segno di superpoteri. Qualsiasi idiota è in grado di farlo. L'autore del massacro di Port Arthur, in Australia, un uomo con un quoziente d'intelligenza di 66 (quindi letteralmente un idiota) ha sparato a 58 persone durante diverse ore, semplicemente perché lui era armato e le sue vittime no". E la tragedia a Parigi è il segno di come "serva una sorveglianza mirata e competente, non una sorveglianza di massa".

I due terroristi, argomenta Assange, "erano jihadisti noti. Quindi non serviva un servizio di intercettazione globale per trovare un ago nel pagliaio: l'ago in questione, Cherif Kouachi, era già stato incriminato per terrorismo e condannato a 18 mesi di prigione. Entrambi i fratelli erano sulle liste dei terroristi. E ben lontani dall'idea di criptare i loro messaggi, hanno comunicato per centinaia di volte, prima e durante l'attacco, su normali linee telefoniche. La redazione di Charlie Hebdo aveva già ricevuto minacce, ed era stata oggetto nel 2011 di un attentato dinamitardo dopo aver pubblicato vignette su Maometto".

Ciononostante, commenta Assange, è successo quel che è successo. E "il fallimento è talmente grande che bisogna seriamente porsi qualche domanda. Cherif Kouachi era stato già coinvolto nel terrorismo mediorientale. I due fratelli erano protetti dai Servizi francesi in quanto facenti parte della strategia francese in Siria, Libia e ovunque altro si possano convogliare soldi, armi e militanti in Africa e Medio Oriente? I due fratelli sono stati protetti perché le autorità volevano eseguire uno spettacolare arresto prima dell'assalto a Charlie Hebdo in modo da ottenre più fondi per l'antiterrorismo, ma la situazione è sfuggita di mano? Come mai Charlie Hebdo era protetto in modo così scarso? Come hanno fatto quelle armi semiautomatiche a entrare in Francia e a finire in mano agli jihadisti? E soprattutto, perché è stata tollerata la strategia francese in Siria, Libi e in altre aree dell'Africa nonostante l'inevitabile destabilizzazione, radicalizzazione e le possibili reazioni?".

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