Intanto il sindaco della città bavarese blinda l'Oktoberfest: "Saranno vietati gli zainetti"
E' afghano il sedicenne arrestato a Monaco per presunta complicità col killer del centro commerciale. Poco prima dell'attentato aveva avuto una chat via WhatsApp con l'assassino e sapeva che aveva un'arma. Lo ha detto la Procura di Monaco: "Si sono visti poco prima, sapeva quello che l'amico voleva fare". Intanto il sindaco della città bavarese blinda l'Oktoberfest: "Saranno vietati gli zainetti".
Entrambi in cura psichiatrica, veneravano Breivik - I due ragazzi si conobbero nel 2015 in una clinica psichiatrica in cui erano in cura. Sono entrambi giocatori maniaci di giochi di violenza su internet. Tutte e due veneravano la figura di Breivik. Il sedicenne afghano aveva provato a cancellare la chat con l'attentatore dal suo smartphone, ma la conversazione scritta è comunque emersa all'esame della polizia scientifica. Nella casa del giovane afghano, che è stata perquisita, sono state trovate delle armi giocattolo legalmente detenute.
Attentatore si muoveva come in un videogame - L'attentatore era un patito di videogames violenti, di sparatorie e di guerra come "Counter Strike", che era installato nei computer dell'attentatore e dell'amico sedicenne afghano. Lo ha detto il capo della Criminalpol di Monaco Hermann Utz dopo aver esaminato i filmati del centro commerciale. Il diciottenne "si muoveva come un personaggio di un videogame. Intanto la polizia comunica che tutti i feriti dell'attentato a Monaco sono fuori pericolo.
Sindaco di Monaco: divieto zaini e zainetti a Oktoberfest - E la città dopo la strage alza le misure di sicurezza. Il sindaco di Monaco Dieter Reiter intende vietare gli zaini e le borse all'Oktoberfest. "Credo che la gente lo comprenderebbe dopo quello che è successo", ha detto alla tv bavarese. Sia l'attentatore di Monaco sia quello di Ansbach indossavano zainetti. Il primo ci teneva le munizioni, il secondo l'ordigno che ha fatto esplodere, rimanendo ucciso.
Ministro Interno: non generalizzare su rifugiati - Il ministro dell'Interno tedesco Thomas de Maiziere invita comunque a "non generalizzare nell'accusare di terrorismo i rifugiati, anche se in alcuni casi ci sono indagini in corso". In un'intervista al gruppo di giornali "Funke", il ministro rivela che 59 richiedenti asilo sono indagati in Germania sospettati di appartenere a organizzazioni terroristiche a fronte migliaia di persone che arrivano. Nella maggior parte i sospetti non sono mai stati confermati dai fatti".