Tgcom24 ha raggiunto alcuni connazionali che vivono e lavorano a Istanbul per farsi raccontare gli attimi più difficili vissuti dal Paese che li ospita. E c'è anche chi non si era accorto di nulla fino...
di Gabriella PersianiPreoccupazione e sgomento sono gli stati d'animo dominanti negli italiani che vivono in Turchia nella lunga notte del colpo di Stato. In tanti erano o stavano raggiungendo il mare per il weekend dopo una settimana di lavoro in città. E c'è anche chi a due chilometri dall'aeroporto è riuscito a dormire finché non si è svegliato e ha saputo cosa stesse accadendo dai messaggi sul cellulare. Altri ancora rientravano a casa da una cena, c'era chi stava viaggiando sui mezzi pubblici ed è stato invitato dalla polizia con i mitra spianati a scendere e tornare a casa. Tutti comunque sono rimasti incollati al computer e alla Tv per seguire gli sviluppi della situazione, con i numeri dell'Unità di crisi della Farnesina ko. Ecco i racconti da Istanbul raccolti da Tgcom24.
Francesca: "Scene surreali" "Mi trovavo con mio marito sul metrobus - racconta Francesca, 27 anni, insegnante di inglese, a Tgcom24. - Ci stavamo recando alla stazione dei pullman per un weekend al mare. Dopo poche fermate l'autista ci ha chiesto di scendere, la polizia con i mitra è entrata intimandoci fermamente, ma con calma, di andare a casa e di metterci al sicuro". "Scene surreali - continua nella sua testimonianza. - Nessun mezzo di trasporto, solo taxi strapieni. Riusciamo a prenderne uno con altri 4-5 ragazzi; il tassista ci porta alle rispettive case senza farci pagare. Nel frattempo riesco grazie a whatsapp a tenermi in contatto con i miei amici e parenti in Italia; Facebook non funzionava, ma mi sembrava ovvio: era in atto un colpo di Stato". Con le strade che si svuotano, il rientro a casa e la notte alla Tv. Intanto, nei momenti più drammatici, "si sentono da casa spari, carriarmati, il rumore degli F16 assordante, sembrava un bombardamento. Per ore i muezzin hanno cantato il selah e le preghiere per i morti, ininterrottamente. Il popolo era in strada insieme alla polizia e al resto dell'esercito, mentre i golpisti si arrendevano".
Maria Franceschino: "E' tutto finito ma resta la paura" "Ero a casa in Mecidiekoy e una mia amica mi ha chiamato per chiedermi cosa stesse succedendo a Istanbul in quanto i due ponti principali erano stati bloccati dall'esercito". Inizia così la lunga notte del golpe per Maria Franceschino, 29 anni da 2 anni a Istanbul. "A quel punto ho iniziato a cercare informazioni, ma i siti di informazione riferivano solo dei due ponti chiusi. Con altri ragazzi, tutti stranieri, ci siamo subito preoccupati pensando a una nuova bomba; poi attraverso i social i nostri amici ci hanno contattato per chiederci ed informarci su quanto stava avvenendo e a poco a poco abbiamo compreso che si stava svolgendo un colpo di Stato". "Le informazioni erano discordanti e frammentarie, abbiamo mantenuto i contatti con familiari e amici per quasi tutto il tempo grazie ad hotspot perchè internet funzionava lentamente e come ogni altra volta i social erano bloccati". Ma una situazione del genere era prevedibile? "Sinceramente non abbiamo percepito niente durante i giorni precedenti, - aggiunge. - Certo, ci si muoveva più cauti dopo l'attentato all'areoporto, ma nulla faceva pensare a una cosa del genere". E ora? "Sembra ormai tutto finito, ma la paura rimane. Ieri sera è stato intimato il coprifuoco e alcuni di noi sono usciti per fare rifornimento di cibo e acqua. Il supermercato più vicino era preso d'assalto dalla gente".
Alpay: "Ho l'impressione che sia stata una farsa" Dalla parte asiatica di Istanbul Alpay, 39 anni, padre turco e mamma italiana, insegnante di italiano, ha vissuto da vicino il golpe in città, mentre rientrava a casa da una cena con parenti. "Ho notato qualcosa di strano già dal pomeriggio: numerosi elicotteri giravano senza sosta su Istanbul, ma essendo abituato a ciò per i controlli antiterrorismo, non ho dato più di tanto peso alla cosa. Poi, rientrando a piedi a casa ho incontrato un po' troppi posti di blocco della polizia e lì ho iniziato a pensare che forse era in atto una vera e propria operazione antiterroristica. Appena entrato in casa, accendo il computer ed ecco le prime immagini dei ponti bloccati dai militari, tutto portava a pensare a un golpe". Paura? "Devo essere sincero, per un po' non ho avuto paura anche perché in strada c'erano i classici rumori dei locali notturni, le auto di passaggio. Poi, ho visto i primi video e ho iniziato a preoccuparmi. All'inizio mi sembrava un bluff: le Tv continuavano a trasmettere in diretta e internet, seppur rallentato e accessibile solo tramite vpn, continuava a funzionare. Ma quando, numerosi, gli F16 sono passati a bassissima quota emettendo dei suoni fortissimi e facendo tremare il palazzo, spaccando anche i vetri delle finestre, allora sì, ho avuto paura". E ora cosa farà? "Oggi non terrò lezioni, mi riposerò un po', ma personalmente credo si sia trattato di una grandissima farsa per i numeri e le dinamiche. Sarà servito solo a una strategia politica particolare".
Fabio Corti: "Non mi sono accorto di nulla" - Dopo l'ufficio ha raggiunto il mare com'è sua consuetudine nel weekend ed è andato a dormire intorno alle 22.30. Nonostante, poi, fosse a soli due chilometri dall'aeroporto Ataturk, e 15 da Istanbul, non si è accorto di nulla, finché una volta sveglio, intorno alle 3.30 locali, attraverso il cellulare ha ricevuto le notizie del golpe ormai quasi alla fine. Tgcom24 ha raggiunto il consulente aziendale Fabio Corti, 53 anni, da novembre a Istanbul e da tre anni in Turchia. "Finché nel cuore della notte non mi sono svegliato per caso - racconta mentre è al sole con 34 gradi e i piedi in acqua, con il fruscio delle onde in sottofondo - non sapevo nulla di quello che stava accadendo in città. La mia reazione è stata di uscire e andare a prelevare al bancomat, come mi aveva chiesto di fare la mia fidanzata. Ho potuto fare il prelievo, c'era un po' di gente per strada a seguire alle Tv la situazione ma era tutto tranquillo. Solo alcuni aerei hanno sfondato il muro del suono, non erano esplosioni in aeroporto. Qui vivono 15mila abitanti ed era tutto calmo; anche ora i traghetti continuano a fare i collegamenti con le isole, i ciclisti girano sul lungomare, si vedono barche al largo, l'aeroporto funziona; alle 5 mi sono accorto dell'arrivo di Erdogan". Cosa farà? "Mi tratterrò qui, non tornerò a Istanbul per il momento e aspetterò mercoledì l'arrivo di mio figlio dall'Italia, visto che sono già vicino all'aeroporto".