APPELLO AI MUSULMANI

Centrafrica, il Papa visita la moschea di Bangui: "Basta violenza nel nome di Dio"

Il Santo Padre auspica la pace tra le diverse fedi e twitta: "Tra cristiani e musulmani siamo fratelli e dobbiamo comportarci come tali". Alle 18.33 il rientro a Roma

08 Dic 2015 - 19:55

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Papa Francesco ha concluso la sua visita nella Repubblica Centrafricana parlando nella moschea di Koundoukou. "Restiamo uniti perché cessi ogni azione che da una parte o dall'altra sfigura il volto di Dio e ha in fondo lo scopo di difendere con ogni mezzo interessi particolari, a scapito del bene comune - dichiara il Pontefice -. Insieme diciamo no a odio, violenza, vendetta, in particolare quella in nome di una fede o di un Dio".

Centrafrica, il Papa visita la moschea di Bangui: "Basta violenza nel nome di Dio"

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Bergoglio ha fatto ritorno a Roma atterrando alle 18.33 all'aeroporto militare di Ciampino. La sua visita apostolica in Africa era iniziata dal Kenya, il 25 novembre.

Su Twitter: "Siamo fratelli" - Poco dopo la fine della visita alla moschea, Papa Francesco ribadisce il messaggio su Twitter: "Tra cristiani e musulmani siamo fratelli e dobbiamo comportarci come tali".

Messa allo stadio: "Grazie a tutti" - Nella sua omelia durante la messa allo stadio Barthelemy Boganda, il Papa ha detto: "Voglio rendere grazie con voi al Signore di misericordia per tutto quello che vi ha concesso di compiere di bello, generoso, coraggioso, nelle vostre famiglie e nelle vostre comunità, durante gli eventi accaduti nel vostro Paese da molti anni".

Nella moschea: "Grato ai musulmani" - Il Santo Padre ricorda poi la situazione molto critica della Repubblica Centrafricana, dove ha scelto di inaugurare ufficialmente il Giubileo, e dice che in questa terra, "in questi tempi drammatici, i capi religiosi cristiani e musulmani hanno voluto alzarsi all'altezza delle sfide del momento, hanno giocato un ruolo importante per ristabilire l'armonia e la fraternità". E nella moschea di Koudoukou esprime loro "gratitudine e stima" parlando dei "tanti gesti di solidarietà" espressi dai musulmani verso rappresentanti di altre fedi.

"Le elezioni diano leader di unità" - Francesco fa poi riferimento alle elezioni ormai vicine dicendo: "Non si può che auspicare che le prossime consultazioni nazionali diano al Paese dei responsabili che sappiano unire i centrafricani, e diventino così simboli dell'unità della nazione piuttosto che rappresentanti di una fazione", per dar vita a un Centrafrica che sia "accogliente per tutti i suoi figli, senza distinzione di etnia, politica, religione".

E ancora, rivolgendosi ai musulmani, rende un forte omaggio al ruolo da loro svolto nel Paese per la riconciliazione e contro l'odio interetnico. E anche al ruolo svolto in questo senso da tutte le religioni e confessioni presenti nel Paese.

Un omaggio analogo aveva tributato domenica nella sua visita alla Facoltà teologica evangelica (Fateb), ma le parole agli islamici suonano ancora più significative, data la connotazione sedicente islamica dei seleka e sedicente cristiana degli antibalaka che ha fatto piombare il Centrafica nella violenza portandolo sull'orlo del genocidio.

L'omaggio del Papa è rivolto ai leader religiosi e alla Piattaforma per la riconciliazione del Centrafrica guidata dall'imam Oumar Kobine Layama, dal presidente degli evangelici, pastore Nicolas Guerekoyame Gbangou e dall'arcivescovo cattolico Dieudonne Nzapalainga.

"Pace in Centrafrica" - Le considerazioni del Papa sul ruolo di pacificazione svolto insieme dalle diverse fedi nella Repubblica centrafricana è apparso in sintonia con le parole l'imam della moschea centrale di Koudoukou, Tidiani Moussa Naibi, nel suo saluto a Papa Francesco. "La sua visita - ha detto l'esponente musulmano a papa Bergoglio - è un simbolo che noi comprendiamo perfettamente. Ma la vorrei subito rassicurare: no, le relazioni tra fratelli e sorelle cristiani e noi stessi sono talmente profonde, che nessuna manovra tendente a spezzarle potrebbe andare avere successo. I fautori dei disordini potrebbero ritardare la realizzazione di questo o quel progetto di comune interesse o compromettere per un tempo l'una o l'altra attività, ma mai, 'in sha Allah', essi potrebbero distruggere i legami di fraternità che uniscono solidamente le nostre comunità".

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